> FocusUnimore > numero 2 marzo 2020
È un luogo suggestivo ed evocativo anche dal punto di vista storico e architettonico, dal quale è possibile godere di un impareggiabile panorama su tutta la città di Modena, ma anche e soprattutto una delle istituzioni scientifiche di maggior interesse dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Stiamo parlando dell’Osservatorio Geofisico di Modena, sede anche del Museo astronomico e geofisico e afferente al Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”, che si trova nella Torre di Levante del Palazzo Ducale di Modena, oggi destinato ad ospitare l’Accademia Militare.
L’Osservatorio Geofisico (http://www.ossgeo.unimore.it/), parte integrante della rete dei musei universitari, è stato al centro di un complesso intervento di rafforzamento e restauro conclusosi circa un anno fa, a seguito dei danni subiti a causa del sisma del 2012, che ne avevano a lungo interdetto l’accesso al pubblico.
Il progetto, diretto dall’arch. Elisabetta Vidoni Guidoni della Direzione Tecnica di Unimore, ha visto il consolidamento degli elementi strutturali della copertura e delle pareti, l’adeguamento della scala di accesso del torrione e il restauro e la riqualificazione delle finestrature.
I lavori, realizzati in buona parte grazie a fondi raccolti da Unimore con le donazioni del “5 per mille”, hanno consentito di rendere utilizzabili per gli studiosi e fruibili per la cittadinanza i locali della Torre e la balconata meteorologica.
Per comprendere il reale valore storico di questa struttura è necessario però fare un salto indietro nel tempo.
L’istituzione formale di un Osservatorio a Modena avvenne il 14 gennaio 1826 da parte del Duca Francesco IV d’Este, grande appassionato di astronomia. All’Osservatorio venne assegnata una porzione di locali del Palazzo Ducale, nel torrione di Levante e in un’ala del sottotetto del corpo centrale, in quanto la solidità della torre e la posizione erano ritenute strategiche per le attività di un Osservatorio Astronomico.
Il prestigio dell’Osservatorio è testimoniato anche dal fatto che, nel 1850, ospitò l’Officina Metrica del Ducato di Modena, responsabile dell’introduzione nel territorio del nuovo Sistema Metrico Decimale. Oltre alle osservazioni astronomiche venivano annotati anche dati meteorologici e perfino fatti di cronaca, fra cui i moti rivoluzionari del 3 febbraio 1831, che videro Giuseppe Bianchi, allora direttore dell’Osservatorio, schierato a difesa della dinastia Estense contro Ciro Menotti.
Nella seconda metà del XIX secolo fu potenziata l’attività meteorologica, creando nel modenese la prima rete pluviometrica provinciale.
All’interno dell’Osservatorio furono inoltre ideati e realizzati strumenti allora all’avanguardia e ancora oggi conservati nel museo come il Pluviometro a raccoglitore orario e l’Evaporigrafo di Domenico Ragona.
Tra i preziosi strumenti conservati al suo interno, oltre quelli appena citati, vanno ricordati i telescopi Newtoniani di Giovan Battista Amici, il cannocchiale di Fraunhofer, le “macchina a dividere” e “comparatore” di Perreax, i globi terrestri e celesti, le sfere armillari, gli strumenti dei passaggi, vari strumenti meteorologici del XX secolo e strumenti di misura da laboratorio del periodo 1930-1950. In tutto sono stati catalogati circa 300 pezzi di valore storico-museale, un caso quasi unico in Italia.
Le osservazioni terrestri, e non solo meteorologiche, portarono nel 1892 alla nuova denominazione di Osservatorio Geofisico. Da allora la struttura viene considerata come Istituto dell’Università. I rilievi meteorologici, iniziati allora, continuano ancora oggi, con l’ausilio di strumentazione automatica.
La lunga serie storica meteoclimatica di cui è custode l’Osservatorio modenese è una delle poche in Italia di durata ininterrotta e di tanto lunga sequenza, oltremodo attendibile perché il posizionamento degli strumenti non ha subito significativi cambiamenti nel tempo.
Oggi l’Osservatorio è finalmente visitabile come accade in occasione di eventi cittadini e universitari o durante le aperture programmate.
Per maggiori informazioni sull’Osservatorio e sulle aperture al pubblico è possibile scrivere a ossgeo@unimore.it. L’Osservatorio Geofisico di Unimore è anche su Facebook @osservatoriogeofisico e Instagram @lablarma.
5 per mille
Potete dare il vostro contributo per continuare a sostenere il patrimonio architettonico e museale di Unimore attraverso la donazione del “5 per mille”: è sufficiente apporre il codice fiscale 00427620364 dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia nel relativo riquadro in fase di dichiarazione dei redditi.
Il 5 per mille è una misura fiscale che consente ai contribuenti di destinare una quota dell’IRPEF (pari, appunto, al 5 per mille dell’imposta sul reddito), ma non comporta oneri aggiuntivi.