> FocusUnimore > numero 15 – maggio 2021
Lo sviluppo edilizio e le problematiche energetiche costituiscono da sempre un tema centrale delle politiche e strategie universitarie. Non fa eccezione l’Università di Modena e Reggio Emilia, che non ha mai smesso di dedicarvi importanti risorse umane ed economiche, neppure nei tempi recenti di crisi finanziaria prima e pandemica poi.
Unimore si è dotata da tempo di una struttura organizzativa e operativa che, nei campi dell’edilizia e dell’energia, comprende oggi:
- la Direzione Tecnica di Ateneo, diretta dall’Ing. Stefano Savoia;
- una Commissione Edilizia di Ateneo, presieduta dal Prof. Alberto Muscio e costituita da docenti e ricercatori prevalentemente di area scientifico-tecnologica;
- il Delegato del Rettore per le Problematiche Energetiche e l’Edilizia, Prof. Paolo Tartarini.
Nel corso degli anni, e soprattutto nell’ultimo decennio, Delegato, Commissione Edilizia e Direzione Tecnica hanno lavorato in totale collaborazione, con obiettivi di breve e medio termine nei settori dell’efficienza energetica, del miglioramento qualitativo e quantitativo di strutture e infrastrutture universitarie e dell’ottimizzazione del rapporto costi/benefici nell’edilizia di Ateneo. Risultati importanti di questo intenso lavoro di squadra sono stati:
- la redazione del Primo e del Secondo Piano Energetico di Ateneo;
- la progettazione di nuovi edifici di ampia volumetria;
- la riqualificazione energetica di sistemi edificio-impianto esistenti;
- la suddivisione degli edifici dell’Ateneo in cinque lotti per una gestione energetica ottimizzata;
- la completa revisione dei contratti di fornitura e gestione energia.
Oggi, anche grazie al vigente Secondo Piano Energetico di Ateneo, Unimore dispone di un censimento completo di strutture edilizie, impianti e consumi ad un livello di dettaglio che non risulta essere disponibile in alcun Ateneo italiano se non in qualche rarissimo caso.
Come immediata conseguenza di questa capillarità di informazioni di base, per ogni edificio dell’Ateneo sono noti i punti di forza ed i punti di debolezza sia in termini strutturali (livelli di sicurezza antisismica e antincendio) sia in termini energetici (consumi totali e specifici, comfort, sostenibilità). E proprio grazie a questa conoscenza precisa di ogni fabbricato ed impianto è stato possibile individuare situazioni in cui la completa demolizione e ricostruzione di un intero edificio di grande cubatura si rende preferibile ad una ristrutturazione non conveniente dal punto di vista della sostenibilità e del rapporto costi/benefici. Esempio evidente di ciò è MO-15, la palazzina di Scienze Biomediche, che si è progettato di ricostruire sull’area di sedime dell’edificio ex Chimica-Farmacia dopo la demolizione di quest’ultimo. Questo intervento permetterà di evitare sprechi nella gestione e manutenzione di un fabbricato obsoleto sia dal punto di vista strutturale sia impiantistico, nonché altamente inefficiente in termini di distribuzione razionale degli spazi interni.
La strategia di intervento proposta e di imminente applicazione su MO-15 permette però di introdurre un tema di più ampio respiro nelle politiche e strategie di Ateneo, al di là della semplice ottimizzazione di spazi, consumi e costi. Con il nuovo edificio di Scienze Biomediche, l’Ateneo darà ampia visibilità a quello che è un tema centrale irrinunciabile e improcrastinabile nella moderna edilizia, e cioè quello della sostenibilità energetica-ambientale-economica.
In tutta la sua pianificazione edile ed energetica, Unimore ha scelto di muoversi in totale sintonia con le associazioni mondiali (IPCC, IEA, etc.) che hanno individuato nel contrasto al surriscaldamento globale e ai cambiamenti climatici un obiettivo principale da perseguire su scala mondiale e contemporaneamente a livello di singole azioni locali. L’esempio del “nuovo MO-15” è emblematico: il nuovo edificio sarà minimamente energivoro (-80% rispetto al vecchio), farà ricorso ampiamente a fonti energetiche rinnovabili, ma avrà caratteristiche di massima sostenibilità anche nella scelta dei materiali e delle tecnologie adottate.
Il tema della nuova “edilizia green” è un leitmotiv nella pianificazione edile ed energetica del nostro Ateneo. Gli stessi criteri applicati nella progettazione preliminare dei nuovi Istituti Biomedici caratterizzano anche gli interventi prospettati nel campus di Ingegneria e nell’area del Policlinico a Modena (ricostruzione Corpo A, ex Poliambulatorio, etc.), così come per le nuove costruzioni a Reggio Emilia. Tutti i punti di illuminazione a incandescenza e a scarica di gas del parco edilizio di Ateneo saranno sostituiti con dispositivi illuminanti a LED. L’installazione sulle coperture soprastanti ambienti climatizzati di un pacchetto di isolamento esterno costituito da uno strato isolante a elevate prestazione con ulteriore finitura superiore a cool roof, cioè ad elevata emissività ed elevata riflettanza della radiazione solare, in modo da abbattere sia le dispersioni termiche invernali sia le captazioni solari estive degli edifici e, contestualmente mitigare localmente l’effetto isola di calore urbana.
Il tema della nuova “edilizia green” è un leitmotiv nella pianificazione edile ed energetica del nostro Ateneo. Gli stessi criteri applicati nella progettazione preliminare dei nuovi Istituti Biomedici caratterizzano anche gli interventi prospettati nel campus di Ingegneria e nell’area del Policlinico a Modena (ricostruzione Corpo A, ex Poliambulatorio, etc.), così come per le nuove costruzioni a Reggio Emilia. Premesso che tutte le proposte di intervento descritte da qui in avanti devono essere approvate dagli organi accademici preposti, primo fra tutti il Consiglio di Amministrazione, si intende sostituire tutti i punti di illuminazione a incandescenza e a scarica di gas del parco edilizio di Ateneo con dispositivi illuminanti a LED. È poi prevista l’installazione, sulle coperture soprastanti ambienti climatizzati, di un pacchetto di isolamento esterno costituito da uno strato isolante a elevate prestazione con ulteriore finitura superiore a cool roof, cioè ad elevata emissività ed elevata riflettanza della radiazione solare, in modo da abbattere sia le dispersioni termiche invernali sia le captazioni solari estive degli edifici e, contestualmente, mitigare localmente l’effetto isola di calore urbana. L’impegno di Unimore a finalizzare una trasformazione in Ateneo sostenibile e “carbon neutral” non si limita tuttavia alla nuova edilizia. È infatti inutile progettare nuovi impianti “green”, per esempio a pompa di calore, se l’energia elettrica necessaria viene prelevata da una rete che solo in piccola parte l’abbia ottenuta da fonti rinnovabili. Ecco quindi che, fra gli sviluppi ed aggiornamenti del Piano Energetico di Ateneo, si prevede il ricorso a pannelli fotovoltaici su tutte le coperture utili in Ateneo. Contemporaneamente, tutte le forniture di energia elettrica dell’Ateneo saranno contrattualizzate come forniture di energia da fonte rinnovabile certificata.
Anche ricerca e sviluppo occuperanno uno spazio importante nelle strategie energetiche di Ateneo anche a medio-lungo termine.
In partnership con SNAM, per esempio, si sta avviando un progetto sperimentale di utilizzo di celle a combustibile ad ossidi solidi (SOFC, solid oxide fuel cells) per la produzione di energia elettrica da uno dei vettori energetici del futuro, l’idrogeno.
In questo stesso numero di Focus Unimore lettori e lettrici troveranno la descrizione degli studi in corso in Ateneo su materiali innovativi eco-sostenibili. Analogamente, le ricerche avviate da tempo su biomasse e bio-char, dove Unimore si colloca ad alti livelli di produzione scientifica internazionale, hanno dimostrato che queste tecnologie sono addirittura “carbon negative”, non solo “carbon neutral”.
Nel panorama di edilizia sostenibile sopra descritto, non poteva essere trascurato il ruolo fondamentale delle strutture e infrastrutture per gli studenti. In questo caso, si è formulato un Progetto “Modena Città Universitaria” da realizzare con il Comune di Modena, focalizzato sull’ampliamento dell’offerta di alloggi in città a prezzi concordati ad un numero crescente di studenti e docenti. La contemporanea progettazione di nuovi studentati e di un incremento di spazi per didattica e ricerca ha un duplice scopo: da un lato si intende perseguire lo sviluppo in ottica “green”, già citato in precedenza, ottenibile con l’ammodernamento di edifici ed impianti in chiave NZEB (Near Zero Energy Building), dall’altro si vuole razionalizzare la mobilità degli studenti nel tragitto alloggio-università, essendo la mobilità sostenibile il tema gemello rispetto a quello strettamente energetico nell’obiettivo generale della realizzazione di un Ateneo davvero green.
Fra gli obiettivi del Secondo Piano Energetico di Ateneo, è citato esplicitamente quello di:
Promuovere l’Università di Modena e Reggio Emilia come esempio di ente pubblico “virtuoso” dal punto di vista energetico.
Nell’attuale emergenza climatica ed ambientale, che non deve essere trascurata per effetto della grave ma transitoria emergenza sanitaria da pandemia, il ruolo di un Ateneo come Unimore deve essere prima di tutto questo, un esempio da seguire. È infatti sufficiente che la Cina decida di attivare un paio di nuove centrali a carbone e, su scala mondiale, tutte le iniziative virtuose e sostenibili di un singolo soggetto come Unimore apparirebbero vane. Ciononostante, la transizione verso una politica di sostenibilità energetica, ambientale ed economica non costituisce solo un tentativo di efficientamento e miglioramento per chi la attua, ma anche e soprattutto un esempio da imitare.
Paolo Tartarini, Delegato per le Problematiche Energetiche e l’Edilizia di Ateneo