> FocusUnimore > numero 35 – aprile 2023
Inclusive teaching for students with difficulties: possible general criteria on how to structure an ‘SLD-friendly’ lesson
It is now well established that reading and writing difficulties and Specific Learning Disorders (“SLDs”) in general are lifelong disorders. Today, scientific knowledge on the subject is expanding and it is possible to think that many people with SLDs can now make progress in their studies. UniMORE’s participation in the ‘Far Mo Innovative and Inclusive Academia’ project has made it possible to investigate and collect a range of information on the teaching practices used in teaching, the opinions and related issues of teachers.
The use of Assistive Technology and different forms of communication; the provision of clear, concise and well-organised teaching materials; providing a programme, bibliography, timetable and deadlines in advance; allowing the use of compensatory tools; make known how the exams are to be conducted; divide each lesson into several sections of limited duration (45 minutes) coinciding with a single topic; establish a continuous student/teacher dialogue, these are just some of the actions that can be activated by both teachers and students. Attention to people with SLD is something from the more recent past. In the Italian situation, an important goal has been reached on the formal identification of various forms of protection for students with SLD in the school system, but there are still few references concerning the university context. Something is, however, starting to change.
È ormai comprovato come le difficoltà nella letto-scrittura e i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) in generale siano disturbi che permangono lungo tutto l’arco di vita, nonostante possano essere quantomeno trattati grazie a specifiche attività. Oggi, la conoscenza scientifica sull’argomento si sta ampliando sempre di più, così come l’attenzione all’interno dei sistemi educativi e formativi; in questa direzione, allora, è possibile pensare che si stia progressivamente riducendo l’insinuarsi di un pensiero che, probabilmente, per lungo tempo ha portato molte persone (sia i DSA stessi che i rispettivi docenti) a reputare non idonei o capaci a intraprendere o a progredire all’interno dei percorsi di studio, coloro i quali dimostravano difficoltà nei processi di apprendimento. Per questo è importante parlare di DSA anche in età adulta.
La partecipazione di Unimore al progetto “Far Mo Innovative and Inclusive Academia” ha permesso, in generale, di indagare e raccogliere una serie di informazioni sulle pratiche didattiche utilizzate nell’insegnamento, le opinioni e le problematiche connesse ad opera dei docenti.
Parte dei dati raccolti dal questionario somministrato ha, poi, consentito al Servizio Accoglienza Studenti con DSA di effettuare un’indagine conoscitiva i cui risultati offrono uno sguardo qualitativo sul tema afferendo essenzialmente a due dimensioni specifiche: le azioni in essere o attivate dai docenti e i bisogni degli stessi. In particolare, si è osservato che presso l’Ateneo emiliano quasi tutti i docenti riferiscono di utilizzare solitamente la lezione frontale (96,88%) come strategia didattica, affiancata, però, sempre più, da azioni che stimolano differenti canali sensoriali, ma che tale modus operandi viene percepito dal 58,13% degli stessi come parzialmente efficace in relazione ai bisogni degli/delle studenti/studentesse con DSA. Percentuale analoga a coloro che considerano non pienamente soddisfacente la propria capacità di agire nel setting d’aula per far fronte ai bisogni di tali studenti. Questo giudizio, che rivela una non piena soddisfazione, fa emergere anche il desiderio di partecipare ad attività formative dedicate alla didattica universitaria inclusiva (47,35%), poiché il 64,06% dei rispondenti afferma di avere conoscenze parziali sulle caratteristiche dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Queste informazioni hanno dato importanti spunti per indirizzare differenti azioni in risposta ai bisogni emersi, primi fra tutti corsi rivolti ai docenti la cui tematica principale era l’inclusione, ma anche considerare l’importanza di ampliare la cultura e il sapere attraverso scritti di cui si riportano estrapolazioni.
Durante il percorso universitario, in base al tipo di disturbo e al personale profilo neuropsicologico, uno studente con DSA potrebbe ritrovarsi a fronteggiare ostacoli che sembrano, talvolta, anche oltrepassare le difficoltà strettamente connesse al dominio specifico interessato (lettura, scrittura, calcolo), necessitando, ad esempio, di più tempo per organizzare il proprio studio, percependo uno sforzo maggiore per prendere appunti, per comprendere o comporre un testo, nel memorizzare i punti salienti, ecc. Si sa, allo stesso tempo, che le difficoltà che essi riscontrano nel frequentare un percorso accademico paiono essere, spesse volte, inferiori rispetto alla precedente esperienza nella scuola dell’obbligo, questo perché i tempi più dilatati che l’università concede, vista la strutturazione del suo curricolo, consentono di gestire e attuare tempistiche e strategie di studio con una pressione minore. Le persone con DSA, grazie alla Legge 170/2010, possono vedere formalizzato il loro diritto a fruire di strumenti compensativi e misure dispensative, inquadrati entro una didattica che deve prevedere ampi spazi di individualizzazione e personalizzazione, sia per quanto concerne il percorso di apprendimento, sia per il superamento delle prove di valutazione. Soprattutto per fare fronte alle esigenze dei più fragili, la personalizzazione e l’individualizzazione sono, infatti, due approcci molto rilevanti, che vanno tenuti in considerazione in fase di pianificazione didattica per sostenere il pieno successo educativo e formativo del singolo. Favorire l’inclusione degli studenti universitari presuppone, pertanto, un ripensamento delle modalità e delle strategie attuate all’interno degli Atenei. Il riferimento è, in particolare, alla necessità di una didattica universitaria che non può continuare ad essere sempre legata a modelli tradizionali come la lezione frontale, uguale per tutti.
L’utilizzo delle Tecnologie Assistive; l’uso di forme di comunicazione e rappresentazione diverse; il fornire materiale didattico chiaro, sintetico e ben organizzato; disporre di tempo necessario per sistematizzare le conoscenze; fornire con anticipo programma, bibliografia, calendario e scadenze; permettere l’uso di strumenti compensativi e misure dispensative; far conoscere le modalità di svolgimento delle prove di esame; suddividere ciascuna lezione in più sezioni di durata non eccessiva (45 minuti) coincidenti con un singolo argomento; infine, ma non per questo meno importante, instaurare un dialogo continuo studente/docente sono solo alcune delle azioni che si possono attivare sia ad opera dei docenti che degli studenti.
Da ciò si comprende che rendere la lezione facilmente fruibile a un insieme di studenti, che includa anche persone con difficoltà, significa rispettare i diversi tempi e modi di apprendimento sostenendoli con azioni concrete, quali l’utilizzo di linguaggi multimediali nel veicolare informazioni e conoscenze, l’attivazione di frequenti occasioni di feedback, la messa a disposizione di materiali didattici variegati, oltre che la più conosciuta possibilità di far registrare la lezione.
Sarebbe, quindi, opportuno che il docente avesse cura di considerare tutto il contenuto presentato tramite slide o altre modalità come parte integrante della lezione, adeguato alle effettive capacità di recezione dello studente, ovvero progettasse uno spazio pensato per rispondere alle domande degli studenti, programmasse prove intermedie con attenta correzione delle stesse, implementasse occasioni di ricevimento individuale, ma anche di confronto tra gli studenti stessi (attraverso, ad esempio, gruppi di discussione).
Per i processi di sistematizzazione e memorizzazione dei contenuti si sa, poi, da tempo, quanto le mappe concettuali siano un valido strumento nel compensare eventuali carenze, permettendo di visualizzare graficamente un insieme di conoscenze espresse attraverso un reticolo organizzato di concetti.
L’attenzione verso le persone con DSA è qualcosa di appartenente al più recente passato.
Nel contesto italiano si è raggiunto un traguardo importante in merito al riconoscimento formale di varie forme di tutela degli studenti e delle studentesse con DSA inserite nell’ambito scolastico, ma si hanno ancora pochi riferimenti riguardo all’ambito universitario, avendo occupato, quest’ultimo, un dominio minore nel terreno della ricerca.
Qualcosa sta, però, iniziando a cambiare.
In tal senso è, perciò, facile comprendere come l’Università sia chiamata a rispondere ai bisogni di tutti gli studenti e non solo di alcuni, configurandosi come uno spazio dove tutti hanno tecnicamente e pedagogicamente accesso alle risorse disponibili.