> FocusUnimore > numero 35 – aprile 2023
Ecological transition and job quality: a conference at the Biagi Foundation
Among the many contributions that Unimore is making to the political-institutional initiatives on sustainable development, including the NRRP, in its three pillars – environmental, economic and social – the International Conference “The Green Transition and the Quality of Work” was held in Modena on 16 and 17 March, on the initiative of the Marco Biagi Foundation and the “Marco Biagi” Department of Economics:“Linkages, Implications and Perspectives”, the 20th annual study meeting dedicated to the memory of the labour law colleague killed by the Red Brigades on 19 March 2002. Carlotta Serra, Director of the Foundation, states that the conference represents a now traditional appointment to remember Marco Biagi and his intellectual legacy, and is one of the many occasions to consolidate the close collaboration between the Foundation named after him and the University of Modena and Reggio Emilia. The conference, as always, brought together scholars from various geographical and disciplinary backgrounds in a choral discussion that analysed the complexity of a subject that crosses fundamental practical and theoretical issues. Iacopo Senatori, a researcher in labour law and one of the organisers of the conference, states that the great challenge of sustainable development is to balance the environmental, economic and social dimensions of sustainability without making downward compromises, but rather by progressing simultaneously on all fronts.
La crisi climatica investe tutte le sfere della società e dell’economia, e non risparmia il mondo del lavoro. Del resto, lavoratori e lavoratrici sono prima di tutto persone, e non si spogliano dei propri bisogni vitali quando sono impegnati nell’esecuzione di una prestazione lavorativa. Né i luoghi di lavoro possono considerarsi immuni dai rischi ambientali che hanno origine all’esterno dei processi produttivi, come la pandemia ci ha insegnato in modo traumatico. Al contrario, spesso è l’ambiente naturale a risentire degli effetti dannosi di attività economiche inquinanti e insalubri, al punto da porre di fronte alla scelta “impossibile” tra conservazione dei posti di lavoro e tutela dell’ecosistema.
Conciliare le esigenze ambientali con quelle del lavoro è, dunque, una delle sfide in cui si concretizza l’orizzonte dello sviluppo sostenibile, nei suoi tre pilastri: ambientale, economico e, per l’appunto, sociale. La riflessione scientifica ha accentuato negli ultimi tempi l’attenzione per il tema, parallelamente alle iniziative politico-istituzionali, prima fra tutte il PNRR, che pongono tra i propri obiettivi la rivoluzione verde, la transizione ecologica e la coesione sociale.
Tra i numerosi contributi che il nostro Ateneo sta arrecando in materia, si è svolto a Modena il 16 e 17 marzo scorsi, per iniziativa della Fondazione Marco Biagi e del Dipartimento di Economia “Marco Biagi”, il Convegno internazionale The Green Transition and the Quality of Work: Linkages, Implications and Perspectives, ventesima edizione dell’incontro di studi annuale dedicato al ricordo del nostro Collega giuslavorista ucciso dalle Brigate Rosse il 19 marzo 2002.
Il Convegno, come da tradizione, ha riunito studiosi di varie provenienze geografiche e diverse estrazioni disciplinari, in una discussione corale che ha riflesso la complessità di una tematica dalle mille sfaccettature, che incrocia fondamentali questioni di ordine sia pratico che teorico.
Tra le prime, basti pensare agli effetti occupazionali della transizione verde. Come ha mostrato una delle relazioni introduttive, tenuta da Francesco Vona dell’Università di Milano, la riconversione ecologica delle imprese genera vincitori e perdenti nel mercato del lavoro, poiché all’estinzione delle mansioni legate a lavorazioni inquinanti si associa la creazione di nuove opportunità di impiego nell’economia “green”. Pertanto, è necessario attivare un sistema di politiche attive che investa sul “reskilling”, ovvero sulla formazione di professionalità coerenti con le nuove esigenze del mercato. La riqualificazione, infatti, oltre ad essere essenziale a dare nuovo impulso all’innovazione, riorientandola verso lo sviluppo di tecnologie sostenibili, è necessaria a soddisfare la domanda di tali competenze derivante dall’implementazione delle politiche ambientali e a colmare le disuguaglianze, realizzando una transizione “giusta”. Tuttavia, ancor prima di mettere in atto politiche di accompagnamento della transizione, è fondamentale censire con precisione le caratteristiche delle competenze “verdi”, attraverso un metodo di misurazione che ne identifichi i contenuti professionali in termini sia qualitativi (grado di specializzazione) sia quantitativi (remunerazione economica).
Un altro tema, la cui centralità è emersa nettamente dalla discussione, è quello del rapporto tra tutela dell’ambiente e sicurezza su lavoro. Secondo l’orientamento prevalente, la distinzione concettuale tra ambiente di lavoro e ambiente esterno è divenuta obsoleta, soprattutto in seguito all’accoglimento dei principi della tutela dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile tra i limiti alla libertà di iniziativa economica di cui al novellato art. 41 della Costituzione. Ad essa dovrebbe sostituirsi una concezione “olistica” del sistema prevenzionistico, che riunisca in un sistema unitario, anche dal punto di vista della disciplina giuridica, la gestione dei rischi professionali nei luoghi di lavoro (privilegiandone la natura multidimensionale e multidirezionale), la tutela ambientale e la salute pubblica. La questione è stata dibattuta in una sessione speciale del Convegno, intitolata Sicurezza dell’ambiente di lavoro e nell’ambiente, aperta dal saluto della Delegata del Rettore di UniMORE alla sostenibilità, prof.ssa Grazia Ghermandi.
La sfida ecologica richiede anche un ripensamento di alcuni dei paradigmi su cui si sono storicamente fondate le scienze del lavoro.
Dal punto di vista manageriale, Teresina Torre, dell’Università di Genova, ha presentato alcune ipotesi sull’utilizzo, in questo campo, della teoria del “Sustainable HRM”, definita come l’insieme di pratiche e strategie che consentono di raggiungere obiettivi economici, sociali ed ecologici, con un impatto sia interno sia esterno all’organizzazione e su un orizzonte temporale di lungo termine. Il ricorso a tale teoria richiederebbe un adeguamento delle funzioni, della struttura e dei ruoli tradizionali dell’HRM, l’ allineamento al metodo del “Triple Bottom Line”, nonché l’elaborazione di piani di mitigazione dei conflitti di interesse che potrebbero sorgere tra i diversi stakeholder, data la necessità per le aziende di curare parallelamente le aree del profitto, della persona e del pianeta.
Sul versante giuridico, tra gli interrogativi emergenti figurano la natura e le finalità ontologiche dell’impresa, come ha ricordato Federico Mucciarelli, docente di Diritto commerciale in UniMORE richiamando il dualismo tra “shareholder value” e “stakeholder value”. Mentre, dal punto di vista del Diritto del lavoro, le relazioni hanno posto sul tavolo la questione dell’interdipendenza tra l’approccio strettamente giuslavoristico, quello ambientale e quello dei diritti umani, ricordando, con le parole di Vincenzo Pietrogiovanni dell’Università della Danimarca meridionale, che la giustizia ambientale è anche giustizia sociale. In questo senso, Vania Brino, dell’Università Cà Foscari di Venezia, ha esplorato il potenziale delle tecniche normative di tipo procedurale e promozionale, fondate sulla determinazione ex ante di obiettivi di tutela che l’impresa deve dar prova di perseguire mediante attività di reporting e accountability, sul modello della “due diligence” oggetto di un recente iniziativa legislativa a livello europeo.
La sfida dello sviluppo sostenibile, dichiara Iacopo Senatori, ricercatore di Diritto del lavoro in UniMORE e uno degli organizzatori del Convegno, è quella di bilanciare le dimensioni ambientale, economica e sociale della sostenibilità senza determinare compromessi al ribasso, bensì progredendo simultaneamente su tutti i fronti. Il Convegno su green transition e qualità del lavoro, continua Senatori, ha mostrato la complessità e il fascino di questa sfida e ha contribuito ad identificare le future linee di sviluppo della ricerca, che richiederanno la mobilitazione di idee innovative e un vasto dialogo interdisciplinare.
Il Convegno in ricordo di Marco Biagi, giunto alla ventesima edizione, afferma Carlotta Serra Direttrice della Fondazione Marco Biagi – rappresenta un appuntamento ormai tradizionale per ricordare Marco Biagi e la sua eredità intellettuale, e costituisce una delle numerose occasioni per consolidare la stretta collaborazione tra la Fondazione a lui intitolata, e l’Università di Modena e Reggio Emilia, suo ente di riferimento. Il Convegno rappresenta uno dei momenti più importanti delle attività della Fondazione ed è reso possibile grazie al contributo di colleghi/e, amici/che e allievi/e che contribuiscono a portare avanti il suo pensiero e il suo progetto.