> FocusUnimore > numero 2 marzo 2020
Elisabetta Palazzo, ricercatrice di origini pugliesi che lavora nel Laboratorio di Biologia Cutanea di Unimore, si è aggiudicata uno dei riconoscimenti più importanti nel mondo scientifico: il My First AIRC Grant.
La dott.ssa Palazzo ha potuto raggiungere questo risultato dedicandosi da anni allo studio di una patologia cutanea, il Carcinoma Squamocellulare, che rappresenta il secondo tipo di cancro cutaneo più diffuso al mondo e mostra un aumento significativo della sua incidenza ogni anno.
Sono trascorsi quasi 10 anni dall’ultima volta che Unimore ha visto conquistare questo ambito finanziamento che offre la possibilità ai giovani under 40 di poter avviare una ricerca indipendente.
Il premio garantirà alla ricercatrice Palazzo cento mila euro all’anno per cinque anni e la possibilità di poter finanziare una borsa di studio triennale.
Elisabetta cosa hai provato quando hai ricevuto la notizia di aver ricevuto il Grant? “Appena ho saputo della vincita credo di avere avuto uno di quei rari momenti di serenità, dove sei veramente felice e soddisfatta a livello personale. Mi sono sentita su “il tetto del mondo”. Dopo, chiaramente, c’è stato il pensiero di poter avere serenità anche per la mia famiglia. Svolgere attività di ricerca in modo professionale ti pone molte difficoltà e ti libera dalla precarietà del sistema. Avere la certezza di alcuni anni di lavoro da svolgere in modo stabile aiuta a dare il meglio, nella speranza, più concreta, di avere più’ certezze sul futuro e la serenità personale necessaria per inseguire altri concreti risultati scientifici”.
A quanti grant hai partecipato?
“Per arrivare a questo, penso di aver fatto la scrittrice di grant come secondo mestiere! Sia individuali sia come gruppo di ricerca. Dopo il dottorato fatto qui all’Università di Modena e Reggio Emilia con il prof. Carlo Pincelli, mi sono trasferita all’estero a Bethesda per un postdoc ai National Institutes of Health, per cui mi sono data molto da fare per formarmi professionalmente. Vivere lontani da casa non è mai semplice. In Italia, ho avuto la fortuna di vincere per tre anni consecutivi (in realtà quattro perché l’ho ottenuta anche quest’anno! ma chiaramente non compatibile) la prestigiosa borsa postdoc della Fondazione Umberto Veronesi. Infine, è arrivato il riconoscimento della Fondazione AIRC, che veramente ripaga degli sforzi compiuti negli anni!”.
Il percorso della dott.ssa Elisabetta Palazzo non è molto diverso da quello di tanti ricercatori italiani che con passione e sacrificio percorrono una strada, quella della ricerca, difficile, competitiva, ricca di ostacoli e che tante volte non viene premiata per mancanza di fondi.
L’Italia è fanalino di cosa e continua ad
investire poco in ricerca e sviluppo rispetto agli altri Paesi dell’Ocse e
dell’Unione Europea. La spesa per la
ricerca è pari all’,1,32% del PIL a fronte del 2,36% della media dei Paesi
Ocse e dell’1,95% per della media dei Paesi UE.
Nonostante ciò ricercatrici e ricercatori italiani, che rimangono a fare ricerca nel nostro Paese, producono ottimi risultati ed il loro contributo scientifico è passato dal 3,2% a 4% della quota mondiale delle pubblicazioni scientifiche.
In questo spaccato si collocano figure che sono un punto di riferimento in molti settori come quello medico, ingegneristico, biomedico, economico e giuridico.
Come è la vita dello studioso in Italia? “Credo che essere ricercatore/ricercatrice in Italia sia un po’ come camminare su un campo minato, raggiungere la meta non è una cosa semplice. Per questa ragione i finanziamenti importanti, come quello che mi è capitato di vincere, sono ossigeno puro per una giovane ricercatrice come me, perché danno modo di portare avanti un progetto, a cui magari siamo arrivati dopo anni di studio, risultato dopo risultato. Nello stesso tempo danno modo di crescere professionalmente e di confrontarsi sempre più con le realtà del mondo dei <grandi> scienziati“.
La dott.ssa Elisabetta Palazzo, ora, potrà approfondire i suoi studi sul Carcinoma squamocellulare, una forma tumorale che può svilupparsi a partire da una lesione precancerosa preesistente, come una cheratosi attinica.
Il numero di persone con questo tipo di lesioni è in rapido aumento e interessa più del 60% della popolazione con età superiore ai 60 anni.
Le Neurotrofine sono il vero target terapeutico della patologia che Elisabetta desidera approfondire: ora, grazie al finanziamento AIRC, potrà analizzarle sia con sistemi in vitro avanzati, sia con tecnologie high resolution imaging di ultima generazione.
Nella sua attività potrà avvalersi della collaborazione della Struttura Complessa di Dermatologia del Policlinico di Modena, diretta dal prof. Giovanni Pellacani, e dei ricercatori dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena, dell’Università dell’Aquila, del CNR di Bologna e dell’Università di Padova.
Nome: Elisabetta Palazzo
Età: 37 anni
Laurea: Biotecnologie Mediche in Unimore
Dottorato: Medicina Molecolare e Rigenerativa in Unimore
Internati: Laboratorio di Biologia Cutanea di Unimore, Platform of Cellular and Tissular Models di LVMH Recherche Christian Dior a Parigi
Visiting professor: Laboratory of Skin Biology del NIAMS dell’NIH di Bethesda negli USA
Collaborazione: National Cancer Institute dell’NIH
Dove svolge ricerca: Laboratorio di Biologia Cutanea di Unimore
Campo di ricerca: Neurotrofine come target nella cura del carcinoma squamocellulare
My First AIRC Grant – MFAG
Si tratta di finanziamenti di tre o cinque anni dedicati a ricercatori e ricercatrici sotto i 40 anni che non hanno mai avuto un finanziamento AIRC; questi Grants rappresentano uno strumento concreto con cui i ricercatori possono avviare la propria ricerca indipendente.
I progetti sono selezionati, come per gli altri finanziamenti, tramite un processo di peer review.
Il MFAG copre i costi di ricerca e lo stipendio di due borsisti che lavorano al progetto.