> FocusUnimore > numero 51 – ottobre 2024

An 850-year history
This article narrates the history of Unimore, whose origins date back to 1175, when Pillio da Medicina, a Doctor of Laws active in Bologna, was invited to Modena by the ruling elite of the municipality to open a school of legal education focused on Roman law. It was thus one of the oldest universities in Europe, after Bologna and Paris. The University’s long history and vicissitudes, which can be read in this article, have led to the current 13 departments at Unimore active in five areas: Health, Science, Society and Culture, Technology, Life, as well as the 2 Schools of Medicine and Surgery and Engineering.

Le origini dell’Università a Modena risalgono al 1175, quando Pillio da Medicina, dottore in leggi attivo a Bologna, venne invitato a Modena dall’élite dirigente del Comune per aprire una scuola di formazione giuridica incentrata sul diritto romano. Si tratta dunque di una delle più antiche Università europee, dopo quelle di Bologna e Parigi.

Il riconoscimento formale venne da papa Onorio III, che nel 1224 attribuì al vescovo di Modena la giurisdizione sugli scolari.

Nell’insegnamento si avvicendarono diverse generazioni di giuristi, tra i quali spiccano il fanese Martino del Cassero, Guido da Suzzara, il francese Guglielmo Durante e il modenese Niccolò Mattarelli.

Anche a Reggio Emilia, benché in forma non ufficiale, nel XIII secolo risultano attive scuole giuridiche guidate da personalità di spicco, quali Accorso da Reggio.

Malgrado la ricchezza della vita universitaria modenese, documentata tra l’altro dall’esistenza di un Collegio dei Dottori e di una Universitas scholarium (l’associazione corporativa degli studenti), l’avvento della signoria degli Este, che si afferma a fasi alterne dallo scorcio del secolo XIII, fu alla base di una crisi culminata nel 1391 con l’istituzione dell’Ateneo di Ferrara, allora capitale degli Stati estensi.

A Modena, come del resto anche a Reggio, restarono comunque attive delle Accademie, centri privati di studio preparatorî al conseguimento del dottorato a Ferrara, che consentiranno una certa continuità della vita culturale e della formazione specialistica.

Dopo il 1598 a Modena, nuova capitale del Ducato, prenderà corpo il progetto di una riapertura dello Studium, che tuttavia si realizzò soltanto nel 1682, quando poté avviarsi, presso il Collegio della Congregazione di San Carlo, il primo anno accademico. In quell’occasione la prolusione inaugurale fu letta da Bernardino Ramazzini, il medico carpigiano fondatore della medicina del lavoro.

Tre anni dopo, nel 1685, il duca Francesco II approvò gli Statuti, considerati necessari per conferire allo Studio pubblico di San Carlo il rango di Università.

Il rinnovato Ateneo iniziò l’attività con quattro aree di studio: Diritto, Teologia, Medicina e Filosofia. Tra i docenti più illustri di quel periodo si segnalano Francesco Torti, insigne medico clinico e anatomista, Lazzaro Spallanzani, naturalista di grande rinomanza, Giovan Battista Venturi, fisico dai poliedrici interessi, e Bartolomeo Valdrighi, giurista e uno dei maggiori artefici del Codice Estense del 1771.

Nel 1772 il duca Francesco III dà incarico proprio a Bartolomeo Valdrighi di realizzare un’importante riforma universitaria, al pari di altre esperienze italiane ed europee, con l’obiettivo di attribuire all’Ateneo modenese il compito della formazione specialistica della nuova classe dirigente. L’inaugurazione avvenne il 25 novembre 1772 con un’orazione tenuta da Agostino Paradisi, tra i primi docenti in Italia a insegnare Economia civile. A Modena vennero chiamati a insegnare scienziati del calibro di Michele Rosa e di Antonio Scarpa, entrambi medici.

In quegli stessi anni furono realizzati l’Orto botanico (1758), ricavandolo dai giardini ducali, il Teatro Anatomico presso il Grande Ospedale (1773-75) e il Museo di storia naturale (1786). Nel frattempo, con i fondi ricavati dall’incameramento dei beni della Compagnia di Gesù (1773), venne costruito il nuovo palazzo universitario (oggi sede del Rettorato, in via Università 4).

Il tentativo di Francesco III nel 1753 di dotare la città di Reggio di un’autonoma istituzione universitaria venne superato dalla riforma generale dell’Ateneo di Modena attuata nel 1772, ma rappresenta un precedente importante rispetto a quello che diventerà, due secoli e mezzo più tardi, il modello universitario “a rete di sedi”.

Gli anni di occupazione francese comportarono la cessazione delle attività universitarie proprio mentre Giuseppe Luosi, laureatosi in legge a Modena, diventava ministro della Giustizia del Regno d’Italia napoleonico (1806-1815).

Il ripristino dell’Ateneo avvenne nel 1814 con il ritorno a Modena degli Este, i quali però, nonostante la presenza di docenti di altissimo profilo come i matematici Paolo Ruffini e Antonio Araldi, oltre al fisico ed esperto di ottica Giovan Battista Amici, guardarono sempre con sospetto alla libera attività di insegnamento.

Nel 1821, quando si registrarono i primi moti studenteschi di matrice carbonara, la facoltà di Legge venne chiusa. In quegli stessi anni l’Ateneo venne dotato del Gabinetto di Materia medica (1816), del Convitto dei Cadetti del Regio Corpo dei Pionieri per aspiranti ingegneri e medici (1823), del Museo zootecnico e dell’Osservatorio astronomico (1827) e dell’Istituto zooiatrico (1842).

Con l’Unità d’Italia, dopo il primo rettorato di Francesco Selmi emersero le prime difficoltà, comuni a tante sedi. Già nel 1862 la riforma voluta dal ministro della Pubblica Istruzione Carlo Matteucci attuava una distinzione tra università “maggiori” e università “minori” che ben presto portò alla minaccia di un totale blocco del sostegno economico statale.

A tale eventualità Modena reagì creando nel 1877 un Consorzio, con il quale alcune istituzioni cittadine (Comune, Provincia, Cassa di Risparmio, Congregazione della Carità) costituirono un fondo destinato a coprire una parte delle spese per il funzionamento dell’Ateneo. Tale iniziativa, assieme ad altre simili intraprese in tutta Italia, stanno alla base della legge 14 luglio 1887 che parificava l’Ateneo modenese, unitamente a quelli di Parma e di Siena, alle sedi “maggiori”; status, questo, ribadito dalla legge 20 giugno 1935, n. 1071.

Alcuni anni prima, nel 1923, all’Università di Modena si era laureato in Giurisprudenza il giovane Sandro Pertini, che già aveva partecipato alla I Guerra Mondiale e nel 1946 sarà eletto all’Assemblea Costituente e successivamente, per diverse legislature, al Parlamento. È stato il settimo Presidente della Repubblica Italiana dal 1978 al 1985.

Nel 1938 una profonda e ingiusta discriminazione investì l’Università di Modena a seguito della promulgazione delle leggi razziali volute dal governo fascista. Furono allora espulsi sei docenti: il filosofo del diritto Benvenuto Donati, il docente di diritto e procedura penale Marcello Finzi, la farmacologa Angelina Levi, il chimico Maurizio Leone Padoa, l’anatomopatologo Ettore Ravenna e l’igienista Alessandro Seppilli.

Dopo la Seconda guerra mondiale e con l’avvento della Repubblica l’Università di Modena affrontò un profondo processo di ristrutturazione e di rilancio, di cui furono protagonisti personalità del calibro di Giuseppe Dossetti, impegnato nella stesura della Costituzione repubblicana e docente a Modena di Diritto canonico. A tal proposito si può ricordare la creazione dell’Istituto di applicazione forense nel 1948, l’istituzione del corso di laurea in Scienze geologiche nel 1958, quello in Scienze biologiche l’anno successivo, lo spostamento delle cliniche universitarie nell’attualePoliclinico nel 1963 e la costituzione della Facoltà di Economia e commercio nel 1968.

Negli anni Settanta l’Ateneo di Modena poteva contare 5 facoltà (Giurisprudenza; Medicina e chirurgia; Scienze matematiche, fisiche e naturali; Farmacia; Economia e commercio) e 20 scuole di specializzazione presso la Facoltà di Medicina.

Nel 1990 è stata inaugurata la sesta facoltà, quella di Ingegneria, a completamento del già attivo biennio propedeutico.

Nel 1998 l’Università di Modena ha preso la denominazione di Università di Modena e Reggio Emilia, articolandosi secondo un modello organizzativo a “rete di sedi”. Contemporaneamente hanno preso avvio a Reggio Emilia le facoltà di Scienza delle comunicazioni, quella di Agraria e la seconda facoltà di Ingegneria; a Modena anche quella di Lettere e filosofia.

Ulteriori modifiche sono seguite con la legge n. 240 del 2010, la c.d. riforma Gelmini, che, tra le altre novità, ha posto fine alle Facoltà dando vita a un’articolazione degli Atenei in Dipartimenti e in Scuole. Attualmente sono 13 i Dipartimenti a Unimore attivi in 5 aree: Salute, Scienze, Società e Cultura, Tecnologia, Vita, oltre alle 2 Scuole di Medicina e Chirurgia e di Ingegneria.

Una storia lunga 850 anni