> FocusUnimore > numero 38 – luglio 2023
Communicating science: simple and rigorous dissemination within everyone’s reach
The communication of science is a fundamental part of a researcher’s work, because it makes it possible to explain the cultural and social impact of research conducted in academic laboratories. Sharing what is being done in university laboratories with those who are curious about how the studies will affect everyone’s lives is crucial to enable young people in particular to learn about and treasure scientific information. All communication channels are useful for talking about science because they address different users in terms of age, habits and interests. Scientific rigour is maintained; simplifying communication does not mean making it trivial. One example is a project by Prof. Mauro Mandrioli, Professor of Genetics at the Department of Life Sciences, who collaborated on a comic strip about Neanderthal man. Scientific dissemination is becoming a key element of an awareness that raises everyone, both the public and universities.
La comunicazione della scienza è una parte fondamentale del lavoro di un ricercatore, perché permette di spiegare l’impatto che hanno le ricerche condotte nei laboratori accademici a livello culturale e sociale.
Il riferimento è in questo caso non a una comunicazione di servizio fatta per insegnare, ma un’attività che nasce dalla volontà di condividere quanto viene fatto nei laboratori universitari con chi è curioso di capire cosa vi accade e come ciò che ricercano gli studiosi e le studiose influenzerà la vita di tutti e tutte.
Tutti i canali di comunicazione possono essere utili per parlare di scienza perché si rivolgono a utenti diversi per età, abitudini e interessi. Il rigore scientifico viene mantenuto, da un lato, controllando il livello di complessità dei contenuti, semplificare infatti non significa deformare né banalizzare, e, dall’altro, usando i tempi e gli strumenti giusti per ciascun canale.
Un esempio particolare lo offre un progetto del Prof. Mauro Mandrioli, docente di Genetica al Dipartimento di Scienze della Vita, che ha collaborato alla stesura di un fumetto che parla dell’uomo di Neanderthal.
“La collaborazione alla stesura del fumetto dedicato all’uomo di Neanderthal (il primo in Italia di questo tipo) – afferma il Prof. Mauro Mandrioli – è stato un modo interessante per mettermi in gioco e provare a far conoscere la scienza in un modo diverso. Abitualmente nelle mie pubblicazioni uso immagini per raccontare i miei dati, perché non usarle per raccontare l’evoluzione dell’uomo? La vera sfida è stata però fare in modo che venisse rappresentato solo ciò di cui abbiamo evidenze”.
Un esercizio di questo tipo conduce a interrogarsi su cosa possa servire per catturare l’attenzione in particolare su argomenti anche complessi.
“Catturare l’attenzione di persone poco interessate alle scienze – prosegue Mandrioli – è sempre una scommessa. Personalmente ho l’abitudine di cercare un collegamento anche a episodi di vita personali e comuni. Creare un ponte con chi ascolta è fondamentale perché chi ti ascolta può condividere esperienze simili. Per stimolare l’interesse, ad esempio, sulla genetica, il mio ambito di ricerca e di insegnamento, parlo spesso della celiachia, comune a molte persone, e attraverso questa, oltre a catturare l’attenzione del pubblico, giovane o adulto, ribadisco l’importanza degli screening genetici”.
“Da genetista – prosegue il Prof. Mandrioli– trovo tanti studenti e persone curiose di capire quale spazio avranno le biotecnologie nella medicina del futuro, anche in funzione delle ricadute bioetiche. Tutti hanno sentito parlare di malattie genetiche, a scuola, in televisione oppure in ospedale. Oggi, grazie a una tecnica che si chiama CRISPR possiamo correggere le mutazioni che le causano, ma questa possibilità apre anche tante domande in relazione al come normare queste tecnologie che nei fatti ci permettono di modificare il nostro DNA. Quali modifiche possiamo fare e chi decide cosa è legale o meno? Sono tante le curiosità sul tema e, in particolare, il confronto con i giovani differisce dalle posizioni degli scienziati”.
Viene pertanto da chiedersi come la divulgazione scientifica può influire sulla vita di un giovane, se questi potrà farne tesoro per il futuro.
“La scienza rappresenta uno strumento per approcciare i problemi, un modus operandi avrebbe detto la mia professoressa di Latino – prosegue il Prof. Mauro Mandrioli. Disporre di questi strumenti è tanto più importante quanto numerose sono le informazioni che ricevi ogni giorno. I ragazzi e le ragazze più giovani sono molto più attenti di quanto pensiamo a capire cosa c’è di onesto e vero in quello che ricevono in termini di informazioni. Sono molto più abituati di noi adulti a dubitare di quello che vedono e sentono, ma serve aiutarli a capire come passare dal dubbio al giudizio. Sicuramente la scienza è presente nella loro vita scolastica, nelle pagine che seguono sui social e in quello che leggono, per cui hanno una idea molto più concreta di quello che la scienza può fare per loro e questo penso che derivi dalla migliorata comunicazione, ma anche dalla scuola. La richiesta di una maggiore comunicazione ritengo abbia fatto bene anche all’università perchè gli scienziati hanno iniziato a sentire la necessità di confrontarsi con i più giovani non solo per orientarli nello studio, ma anche per capire come viene visto il loro lavoro. La scienza è sempre più spesso condivisione e questo ha fatto crescere tutti, sia il pubblico sia le università”.
Mauro Mandrioli è Professore Associato al Dipartimento di Scienze della Vita, dove si interessa di evoluzione e di storia della scienza. Da numerosi anni collabora con scuole, riviste e musei per progetti di comunicazione della scienza.
Tra questi vi è Pikaia, il portale dell’evoluzione, che da quasi venti anni racconta le più recenti scoperte sull’evoluzione (https://pikaia.eu/).