> FocusUnimore > numero 28 – luglio 2022
Healthcare data: a Unimore lecturer in the working group of the Healthcare Data Innovation Council, at the service of the European Community
Prof. Elisa Ficarra from the ‘Enzo Ferrari’ Department of Engineering participates as an external expert in the Healthcare Data Innovation Council, a group representing various healthcare professionals with the aim of advancing regulatory frameworks and privacy-preserving technologies for sharing and using healthcare data within the European Community for research and care purposes. The Healthcare Data Innovation Council recently presented its White Paper ‘Unlocking the Power of Data in Healthcare, a European Vision’ in Brussels, calling for urgent regulatory and privacy reform. The paper was presented to key players in the healthcare community by experts from AI, European industry and institutions, physicians, patients, researchers, pharmaceutical industries, technology providers and MedTech companies at the ‘Data-driven future of Healthcare’ event held at the Microsoft Executive Briefing Center in Brussels. Sharing data from more patients will accelerate innovative approaches to all major diseases such as cancer, implement new vaccines and better address any new diseases.
La Prof.ssa Elisa Ficarra del Dipartimento di ingegneria “Enzo Ferrari” di Unimore è stata chiamata a partecipare, come esperta esterna, all’Healthcare Data Innovation Council, un gruppo che rappresenta diversi attori del settore sanitario (cliniche, pazienti, ricercatori, aziende farmaceutiche e mediche), con l’obiettivo di far progredire i quadri normativi e le tecnologie di conservazione della privacy per la condivisione e l’utilizzo dei dati sanitari all’interno della Comunità Europea per fini di ricerca e assistenza.
L’Healthcare Data Innovation Council ha da poco presentato a Bruxelles il Libro bianco «Sbloccare il potere dei dati nell’assistenza sanitaria, una visione europea», chiedendo una riforma urgente della regolamentazione normativa e della privacy.
Quello dell’utilizzo dei dati in sanità è un argomento centrale e spinoso. Per questo motivo l’Unione europea, il 3 maggio scorso ha presentato una proposta di regolamento per istituire lo spazio europeo dei dati sanitari. Ora, secondo gli autori del Libro bianco, è necessario un «cambiamento culturale» globale per sfruttare le opportunità del mondo digitale e dei cittadini digitali, rimuovendo i «colli di bottiglia» per aprire nuovi approcci alla ricerca e all’assistenza.
Il documento è stato presentato agli attori chiave della comunità sanitaria da esperti/e di IA, industria e istituzioni europee, medici, pazienti, ricercatori, industrie farmaceutiche, fornitori di tecnologia e aziende MedTech nell’evento «Data-driven future of Healthcare» tenutosi presso il Microsoft Executive Briefing Center di Bruxelles.
L’impatto globale potrebbe essere enorme, con un mercato mondiale valutato a 8,23 miliardi di dollari nel 2020, che dovrebbe raggiungere i 194,4 miliardi di dollari entro il 2030.
Il documento sottolinea svantaggi come la mancanza globale di armonizzazione tra gli standard di condivisione dei dati e l’interoperabilità; l’attuale quadro normativo, che è molto rigoroso, difficile da interpretare, frammentato tra gli Stati membri dell’UE e persino le regioni, e le nuove normative imminenti, come la DGA (Data Governance Act) o l’AI Act (Aritificial Intelligence Act), che potrebbero innescare tendenze contraddittorie.
Mentre negli Stati Uniti i fornitori di assistenza sanitaria ottengono il diritto di proprietà del possesso dei dati, nell’UE i dati sanitari sono distribuiti su 512 milioni di persone. Questo spazio di dati sanitari ha il potenziale per diventare un vantaggio competitivo per l’Europa con una migliore armonizzazione delle normative e degli standard, poiché i consumatori stanno diventando sempre più utenti digitali, con dispositivi indossabili, dispositivi connessi e app mobili che offrono servizi sanitari diretti o indiretti, che generano enormi quantità di dati.
Il Libro bianco evidenzia nuovi modi emergenti di gestire i dati che tutelino la privacy dei cittadini e mantengano il loro diritto di accesso e di presa visione di tutto ciò che li riguarda, ma che allo stesso tempo permettano la condivisione sicura dei loro dati per migliorare la ricerca su malattie comuni e pratiche diagnostiche e terapeutiche e, di conseguenza, l’assistenza sanitaria
Allo stesso modo, l’ecosistema MedTech e start-up sta crescendo rapidamente, creando soluzioni che spesso si rivolgono ai consumatori piuttosto che supportare fornitori o organizzazioni. E tutte queste piccole soluzioni mirate al consumatore generano dati, senza una guida precisa o un modello chiaro per condividerli, rischiando di frammentare l’innovazione in diversi flussi non coerenti.
I delegati hanno sottolineato che il momento di accelerare l’utilizzo dei dati è ora e vi è una necessità globale di: portare chiarezza e far progredire il quadro giuridico sulla condivisione dei dati; facilitare e sostenere la trasformazione culturale per accelerare l’adozione e promuovere la creazione di iniziative centralizzate ed ecosistemi di dati ; promuovere l’adozione di strategie nazionali e regionali sull’utilizzo dei dati per l’assistenza sanitaria per consolidare gli sforzi e semplificare gli investimenti e le trasformazioni.
Spesso si afferma che i dati sono il «nuovo petrolio». In effetti per trovare approcci innovativi a malattie critiche come il cancro, nuovi vaccini o sviluppo di proteine, sono necessari i dati di molti pazienti, che potrebbero essere raccolti da molti paesi o regioni. Ciò è ancora più vero per le nuove malattie che potrebbero essere ancora incurabili.
Secondo il Council, nella ricerca biomedica c’è la necessità di nuovi paradigmi molto diversi da quelli obsoleti esistenti.
«L’applicazione dell’Intelligenza artificiale alla medicina è una grande sfida — racconta la Prof.ssa Ficarra — perché la medicina è estremamente complessa e dunque occorre modellare un sistema di una complessità enorme. L’IA (intelligenza artificiale) è ad uno stato di sviluppo tale per cui può offrire tecnologie capaci di modellare questa complessità. Ma per fare questo occorrono molti dati e quindi occorre avere accesso a questa grande quantità di dati». E aggiunge: «Indubbiamente l’esperienza del Covid-19 ha promosso diverse apprezzabili iniziative locali nella regolamentazione della condivisione e del trattamento dei dati. Tuttavia, questi movimenti e progetti locali sono una sostanziale limitazione nella definizione di una strategia europea comune e, di conseguenza, nell’attuazione di regolamenti, standard e migliori pratiche comuni».
I vantaggi offerti dall’utilizzo dei dati, in particolare dei Big data e dell’Intelligenza Artificiale, dovrebbero portare a una visione che tuteli i diritti individuali ma che non porti pregiudizio al bene comune.