> FocusUnimore > numero 12 – febbraio 2021
Reggio Emilia diventerà sede del Centro internazionale di formazione e ricerca sulle emergenze (Centro F.I.R.E. – www.centrofire.eu), che vede l’Università di Modena e Reggio Emilia coinvolta in prima linea.
Il progetto, presentato il mese scorso, prevede il recupero e la riqualificazione urbana di un’area industriale dismessa, che oggi si trova in un contesto di degrado, che attirerà l’apporto di risorse pubblico-private e la collaborazione di diversi stakeholders e istituzioni, tra cui appunto Unimore.
Il futuro Centro vuole contribuire allo sviluppo della cultura della prevenzione e di adeguate misure di sicurezza per arginare il rischio di calamità naturali, a cui il nostro Paese e il territorio regionale sono particolarmente soggetti, come dimostrato da una serie di recenti eventi.
Si stima infatti che, dal dopoguerra ad oggi, siano stati spesi oltre 310 miliardi di euro per fare fronte a disastri naturali, il cui impatto a livello umano ed economico sarebbe stato certamente inferiore se si fossero adottate adeguate misure di prevenzione.
L’Università di Modena e Reggio Emilia, in quanto ente erogatore di didattica, ricerca e trasferimento tecnologico, fortemente presente e attiva nel territorio di Reggio Emilia, si pone come naturale interlocutore e partner per un’iniziativa che mira alla costruzione di un centro di eccellenza, formazione e ricerca multidisciplinare.
Le competenze specifiche di diversi gruppi di ricerca e le partnership degli stessi con aziende di rilievo nel territorio, reggiano e non, operanti nel settore delle emergenze, potranno costituire un elemento di valore per il centro stesso.
Fondamentale per il decollo della iniziativa sarà il contributo dell’Ateneo corroborata dalla grande esperienza maturata, nel corso degli anni, nell’ambito della gestione delle emergenze, attraverso iniziative didattiche come il Master in “Gestione delle Emergenza nazionale e internazionale” (2006-2010), il Master in “Cooperazione Internazionale: Progettazione e gestione degli interventi, Disabilità, Emergenze” (2009-2014) e due edizioni del Corso di Perfezionamento in “Emergenze Territoriali, Ambientali e Sanitarie” EmTASK” (http://www.emergenze.unimore.it/), avviato nell’A.A. 2016/17 e diretto dal Prof. Mauro Soldati, docente del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche (DSCG).
Quest’ultima iniziativa di carattere interdisciplinare ha visto il coinvolgimento diben sette Dipartimenti Unimore: il Dipartimento di Economia Marco Biagi; il Dipartimento di Giurisprudenza; il Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”; il Dipartimento di Scienze Biomediche, Metaboliche e Neuroscienze; il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche; il Dipartimento di Scienze della Vita ed il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali. Significativo è stato anche il coinvolgimento istituzionale, con una serie di enti territoriali, alcuni dei quali rivestiranno un ruolo fondamentale nell’avviamento e nello sviluppo del Centro F.I.R.E.: la Direzione Regionale dei Vigili del Fuoco e l’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell’Emilia-Romagna.
Il progetto del Centro F.I.R.E., che ha l’obiettivo di diventare uno spazio di aggregazione delle organizzazioni deputate alla gestione delle emergenze e all’erogazione di soccorso, è stato presentato presso la Prefettura di Reggio Emilia, e si è svolto anche in forma di web conference, tanto da rappresentatore un’importante occasione per delineare l’idea progettuale dal punto di vista tecnico e realizzativo. In questo ambito ha assunto una rilevante importanza il momento di networking in cui sono intervenuti, tra gli altri soggetti istituzionali, il Pro Rettore Unimore per la sede di Reggio Emilia Prof. Giovanni Verzellesi e il Direttore del Corso di Perfezionamento in Emergenze Territoriali, Ambientali e Sanitarie (EmTASK) Prof. Mauro Soldati.
“Il Progetto del Centro F.I.R.E. ‒ ha commentato il Prof. Mauro Soldati di Unimore ‒ costituisce una straordinaria opportunità per la città di Reggio Emilia e per la nostra regione, che grazie a questa iniziativa potrebbero diventare un riferimento a livello nazionale per quanto concerne gli aspetti di formazione e di ricerca sulle emergenze. Grazie alla pluriennale esperienza su questi temi, il nostro Ateneo potrà contribuire significativamente alla programmazione e alla realizzazione delle attività che il Centro si prefigge, offrendosi come riferimento per il coordinamento di azioni che coinvolgano i numerosi atenei e centri di ricerca italiani che hanno manifestato interesse a partecipare alle iniziative del Centro. La partecipazione alle attività del Centro potrà consentire a docenti, ricercatori e ricercatrici, studenti e studentesse di Unimore di svolgere sperimentazioni in contesti di grande rilevanza e di partecipare attivamente con le proprie competenze e il proprio know-how a percorsi formativi e ad attività di ricerca applicata di sicura eccellenza”.
L’idea progettuale prevede la realizzazione di 4 aree distinte: il Centro Internazionale di formazione e ricerca per la prevenzione del rischio e il soccorso pubblico; il Campus per il supporto logistico e didattico; la base permanente RescEU per la prima assistenza nelle grandi emergenze in tutta Europa; il nuovo Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco di Reggio Emilia.
Il Centro F.I.R.E. propone la creazione di un’area utilizzabile tutto l’anno per addestrare il personale dei diversi corpi dello Stato e delle associazioni che concorrono alla ricerca e al salvataggio. Un’area del Centro sarà dedicata alla ricerca e all’innovazione per sviluppare tecnologie per la prevenzione e protezione, favorendo il dialogo tra università, enti di ricerca e imprese e incentivando l’attrattività del tessuto imprenditoriale del territorio.
L’intero centro è in grado di realizzare anche attività didattica aperta alla collettività, promuovendo l’accesso pubblico alla struttura, con la finalità di rendere consapevole la popolazione dell’importanza dei soccorsi professionali, oltre a garantire maggiore coscienza delle attività svolte all’interno del Centro.
L’area coinvolta ha tutte le potenzialità per diventare un polo di sviluppo di competenze, ricerca e know-how, ma allo stesso tempo un incentivo all’attrattività del territorio nei confronti di imprese di livello nazionale e internazionale e di possibili investitori.