> FocusUnimore > numero 3, aprile 2020
Le prime rappresentazioni del gioco, arrivate ai giorni nostri attraverso fonti letterarie ed artistiche, risalgono al mondo antico. Il gioco, tanto dei bambini quanto degli adulti, al tempo dei sumeri, degli egizi, dei greci e dei romani, possedeva diverse valenze: sociale, religiosa e culturale; nel medioevo al gioco si riconosceva un ruolo quasi propiziatorio, mentre nel rinascimento divenne anche stimolo per alcuni importanti studi sulla matematica e la statistica.
Gioco e simulazione sono sempre stati terreni di apprendimento ed educazione, ma solo dalla metà del ‘900 inizia ad essere riconosciuta la vera valenza del gioco.
In questa evoluzione del significato di gioco affonda le sue radici il Game Science Research Center, un centro interuniversitario multidisciplinare avente sede amministrativa presso la Scuola Alti Studi IMT di Lucca (https://gamescience.imtlucca.it) e del quale Unimore è entrata a far parte quale prima Sezione territoriale (www.gioco.unimore.it/).
Il Game Science Research Center è il primo centro di ricerca in Italia ad occuparsi del gioco in tutte le sue accezioni, dove la materia ludica non è solo vista come divertimento, ma anche come strumento per fare ricerca: si pensi, solo per fare qualche esempio, alla teoria dei giochi dell’economista John Nash, agli studi di Game Design, all’applicazione del gioco in ambito pedagogico e terapeutico.
Direttore del Centro è il professor Ennio Bilancini. Modena è la prima Sezione territoriale. Nella sua breve esistenza il centro ha già saputo stringere legami saldi con prestigiose realtà quali “Lucca Crea”, dando vita nel novembre 2019 alla prima edizione della GAME Science Winter School (GAMES WIS), una scuola invernale dedicata alla formazione per la progettazione di giochi per il cambiamento sociale (Games for Social Change).
La Scienza del Gioco è un’area emergente della ricerca scientifica, con un contenuto fortemente multidisciplinare che spazia dalle scienze umane a quelle sociali, della vita e naturali e si occupa, come ci spiega lo stesso prof. Ennio Bilancini, di “investigare, con un approccio interdisciplinare, i fenomeni connessi al “gioco”, inteso sia come modello del comportamento strategico e del decision-making interattivo, favorendo sia la comprensione delle loro dinamiche sia la previsione dei loro esiti, sia come fenomeno legato all’attività ludica e alle attività ad essa connesse, organizzata in regole ben definite”.
Il gioco, dunque, per il mondo accademico costituisce una parte importante delle attività sociali organizzate, e può divenire “un valido strumento motivazionale, di apprendimento, di supporto alla prevenzione e alla salvaguardia della salute, alla raccolta di dati scientifici, alla divulgazione scientifica, al cambiamento sociale e culturale e all’esplorazione artistica”.
Lo scopo generale del Centro è la promozione, il sostegno e la diffusione della ricerca in ambito della Game Science ed è declinato con particolare riguardo al trasferimento tecnologico e alle attività di terza missione universitaria.
Unimore ha trovato nella sua realtà territoriale un valido sostenitore: infatti, l’Ateneo emiliano ed il Comune di Modena hanno dato vita, nel settembre 2019, ad un protocollo di intesa “Modena capitale del Buon Gioco” che punta e rilancia la diffusione, la valorizzazione e lo sviluppo del gioco da tavolo, del gioco di ruolo, del gioco logico e in generale di tutto il gioco sano e intelligente, in forma sia analogica sia digitale. Questa unione, supportata anche dalla Regione Emilia-Romagna, vuole anche contrastare tutte le forme ludiche “non sane”, ovvero ludopatie ed azzardopatie, a favore del gioco divertente con una funzione pedagogica.
Fiore all’occhiello della città Geminiana è “Play – Festival del Gioco”, il cui Direttore Artistico è Andrea Ligabue di Unimore e membro del Comitato scientifico del GAME Science Research Center, un appuntamento ideato per comprendere, attraverso il mondo ludico, come si possono affrontare le scelte della vita.
“Lo sviluppo delle “soft skills” – afferma Andrea Ligabue -, come dice il report del World Economic Forum, sarà la chiave che aprirà ai ragazzi e alle ragazze il lavoro del futuro. Il gioco è uno strumento fondamentale a livello educativo per sviluppare competenze trasversali, ovvero saper prendere decisioni, avere senso critico, saper interagire, essere creativi. Queste sono le doti che si sviluppano con il buon gioco e sono le stesse richieste per reagire nel mondo del lavoro in continua evoluzione. Studiare il gioco a livello universitario con progetti di ricerca, permette di capire anche meglio il linguaggio delle generazioni future”.
In questo periodo di forzata permanenza a casa può essere utile ed importante tenere allenata la mente tanto degli adulti quanto dei bambini, con attività di gioco.
Ligabue suggerisce a tal proposito “Giochi di strategia, che possano lavorare su working-memory, problem-solving e creatività. Giochi che siano divertenti ma non banali, adatti a tutta la famiglia come Ticket to Ride, Coloni di Catan, Nome in Codice, Azul o El Dorado”.
Tra gli scopi del Centro rientrano:
1. dare risalto e coerenza alle attività di ricerca (nazionali e internazionali) in cui è presente il tema del gioco;
2. promuovere e sostenere attivamente le attività di terza missione (valorizzazione economica della conoscenza, public engagement, citizen science) che coinvolgono il tema del gioco a vario livello (l’uso dei giochi come strumento di divulgazione di contenuti e competenze, la gamification di attività proprie della terza missione, la disseminazione e valorizzazione della game science);
3. creare un ponte con i settori produttivi della società che utilizzano il gioco come modello di comprensione, come strumento produttivo, o direttamente come prodotto, con speciale riguardo per l’entertainment, lo screening risorse umane, i tools for education, lo strategic thinking, la job satisfaction;
4. sviluppare delle procedure “standard” di valutazione della bontà sia di sistemi e regole di gioco sia di attività divulgative o formative basate sul gioco, al fine di costituire una base adeguata di conoscenze per lo sviluppo di un sistema di certificazione della qualità dedicato.