> FocusUnimore > numero 20 – novembre 2021
Unimore projects dedicated to disability research
There are many research projects developed in educational contexts, aimed at promoting the social inclusion of children and teen-agers with disabilities carried out in recent years by the group coordinated by Professor Loris Vezzali, Professor Alessia Cadamuro, and Professor Gian Antonio Di Bernardo.
Some studies, developed through different techniques such as the theory of imagined contact or the theory of extended and vicarious contact, were conducted mainly with high-school students and have shown that contact with people with disabilities improves the attitude towards them and increases the interest to know them/and to fight for their rights, reduce prejudice and discriminatory situations, even impacting on the response to bullying-related behaviour.
As of this year, activities have expanded to the sport environment, thanks to the collaboration with the soccer club Reggiana. Activities have been organised with youth teams, so that young athletes become models of behaviour and are able not only to develop inclusive attitudes, but also to act as promoters of such conduct between peers.
The research group has also been involved in other projects on social inclusion of people with disabilities, including the ‘Erasmus+ SOUNDWORDS’ project, which aims at the use of graphic storytelling as a methodology to prevent social hardship and promote the rights of disadvantaged individuals, including people with disabilities.
Sono numerosi i progetti di ricerca finalizzati alla promozione dell’inclusione sociale di bambini/e e adolescenti con disabilità condotti in questi ultimi anni dal gruppo coordinato dal Prof. Loris Vezzali, dalla Prof.ssa Alessia Cadamuro e dal Prof. Gian Antonio Di Bernardo, che include anche le Dott.sse Elisa Bisagno, Veronica Margherita Cocco, Soraya Elizabeth Shamloo, Eleonora Crapolicchio e Chiara Pecini.
Queste attività sono state realizzate prevalentemente in contesti educativi, abbracciando differenti fasce di età: dalla scuola dell’infanzia sino agli istituti superiori.
L’obiettivo di siffatte ricerche e attività è duplice: da un lato, conoscere i fattori e le tecniche che possono essere maggiormente efficaci nel promuovere l’inclusione dei gruppi svantaggiati, come le persone con disabilità, dall’altro, realizzare attività, basate proprio su questi studi, che possano portare un beneficio concreto nei processi educativi.
In alcuni studi, condotti prevalentemente con studenti e studentesse delle scuole superiori, si è dimostrato come il contatto con persone con disabilità migliori l’atteggiamento nei loro confronti e aumenti l’interesse di conoscerli/e oltre che di battersi per i loro diritti.
Diversi interventi, rifacendosi alla teoria del contatto immaginato, si sono avvalsi di tecniche di simulazione mentale, nel quale agli alunni/e di classi di scuole dell’infanzia e primaria si è chiesto di immaginare di diventare amici/che di coetanei/e con disabilità.
Nello specifico, erano previsti tre incontri, dove i bambini e le bambine immaginavano di fare amicizia con coetanei/e con disabilità e di difenderli/e in situazioni in cui questi/e erano discriminati/e. Tali interventi hanno anche portato alla realizzazione di laboratori cittadini, con la partecipazione di bambini/e di scuole diverse, anche all’interno di eventi cittadini più ampi, come il “Festival delle Abilità Differenti di Carpi”.
Altri interventi sono stati incentrati sulla teoria del contatto esteso e vicario, secondo cui venire a conoscenza di buoni rapporti tra membri di gruppi differenti (ad esempio tra persone con e senza disabilità), oppure osservare le interazioni tra loro, riduce significativamente il pregiudizio. Uno di questi studi, nell’ambito dei quali si è presa in esame la celebre saga di Harry Potter, ha permesso di dimostrare come una potente magia del piccolo mago, forse la più notevole, sia proprio quella di migliorare gli atteggiamenti verso i bambini e le bambine con disabilità.
Altri studi, basati sempre sulla stessa teoria, hanno portato alla realizzazione di cartoni animati che rispondessero precisamente ai principi del contatto esteso e vicario, mettendo in luce come i bambini e le bambine con disabilità siano discriminati/e e, allo stesso tempo, come fare amicizia con loro sia non solo possibile, ma anche divertente, tanto da andare a rinforzare la propria cerchia sociale.
Gli interventi condotti hanno generalmente prodotto effetti rilevanti: non solo migliori atteggiamenti nei confronti delle persone con disabilità, ma anche comportamenti inclusivi veri e propri, andando persino ad impattare sulla risposta a comportamenti legati al bullismo.
Nel corso dell’ultimo anno le attività si sono allargate all’ambito sportivo, grazie alla collaborazione con la Reggiana calcio. In particolare, sono state organizzate attività con le squadre giovanili, con l’obiettivo di rendere i giovani atleti veri e propri modelli di comportamento, che possano non solo avere atteggiamenti inclusivi, ma anche agire come promotori di tale condotta tra i coetanei e le coetanee.
Sono state realizzate delle sessioni di lavoro con la squadra degli atleti dei 12 anni, nelle quali ci si è concentrati, in primis, sui valori sportivi e della propria squadra e, in seguito, si è cercato di rendere i giovani consapevoli di come quei determinati valori li caratterizzassero in prima persona in quanto giocatori. Nella fase finale ci si è focalizzati sul ruolo che questi atleti possono svolgere nella diffusione dei valori sportivi agli altri adolescenti. Si tratta di un’esperienza che si è dimostrata certamente positiva, tanto che quest’anno le attività coinvolgeranno l’intero settore giovanile della Reggiana, dagli 11 ai 14 anni.
Il gruppo di ricerca è stato inoltre impegnato in altri progetti sul tema dell’inclusione sociale delle persone con disabilità, tra cui il progetto ‘Erasmus+ SOUNDWORDS’, che mira all’uso del graphic storytelling come metodologia per prevenire il disagio sociale e promuovere i diritti degli individui svantaggiati, comprese quindi le persone con disabilità.
“Nel complesso – commenta il Prof. Loris Vezzali – questi studi e attività hanno permesso non solo di portare ad un avanzamento teorico nella lotta allo svantaggio sociale, ma anche alla realizzazione di attività educative condotte con numerose scuole, enti e istituzioni che hanno concretamente rivolto la propria attenzione all’inclusione sociale delle persone con disabilità.Si tratta di una strada in salita, dato lo stigma che ancora caratterizza la nostra società. Per questo è ancora più importante affrontarla con i mezzi adatti”.