> FocusUnimore > numero 46 – aprile 2024
Social dialogue and labour challenges
There has long been talk of a method for regulating labour relations, and to the strengthening of social dialogue in the European Union in the light of the challenge of major transitions (digital and ecological) is dedicated a European Commission initiative launched in January 2023, consisting of a Communication and a proposal for a Council Recommendation. The re-launch of the participatory method and the consequent need to monitor and study the phenomenon, as well as to contribute to the creation of a culture of participation led to the activation in November 2021, at the Marco Biagi Foundation, of the permanent Table of interlocution between the Foundation itself and the territorial social partners who share the participatory method in the organisation and management of labour relations “Prisma Partecipazione” (PrisPart Table). The PrisPart Table participates in the conception, planning and implementation of the various initiatives aimed at analysing, training and disseminating the participatory method. This article presents the various interesting activities organised.
Secondo la definizione dell’Organizzazione Internazionale del lavoro, il dialogo sociale coincide con “la consultazione e la negoziazione tripartite e bipartite, nel settore pubblico e privato, a tutti i livelli, compreso il dialogo intersettoriale, settoriale, aziendale, o a livello nazionale, regionale o locale”.
A livello euro-unitario, da tempo di parla di un rilancio di tale metodo di regolazione delle relazioni di lavoro. Al rafforzamento del dialogo sociale nell’Unione europea a fronte della sfida delle grandi transizioni (digitale ed ecologica) è dedicata un’iniziativa della Commissione europea del gennaio 2023, composta da una Comunicazione e una proposta di Raccomandazione del Consiglio.
Si può peraltro ritenere che il percorso verso un rinnovato interesse per il dialogo sociale abbia avuto inizio già nel 2017, con l’adozione del Pilastro europeo dei diritti sociali, attraverso il quale l’UE sostiene la necessità di promuovere il dialogo sociale ai fini dell’elaborazione e dell’attuazione delle politiche economiche, occupazionali e sociali nel rispetto delle prassi nazionali.
Due anni più tardi, il Consiglio nelle sue conclusioni intitolate “Il futuro del lavoro: l’Unione europea promuove la dichiarazione del centenario dell’ILO” interviene chiedendo agli Stati membri e alla Commissione di rafforzare il dialogo sociale in tutte le sue forme.
È, poi, durante il periodo di crisi determinato dalla pandemia da Covid-19 che le parti sociali, tramite il dialogo sociale, mostrano la loro capacità di contribuire efficacemente alla gestione delle problematiche occupazionali e lavorative dalla stessa causate. Al contempo, si registrano le sfide occupazionali e sociali lanciate dalle transizioni digitale e verde, alle quali le istituzioni intendono rispondere anche attraverso il rafforzamento di un dialogo sociale efficace.
A tal fine, si legge nei testi della policy euro-unitaria, appare necessario promuovere la contrattazione collettiva, intervenendo anche sugli aspetti relativi alla rappresentanza, alla copertura, nonché all’efficacia degli stessi, e le consultazioni tra parti sociali e istituzioni. Si assiste, così, alla presentazione della proposta di revisione della direttiva che disciplina i comitati aziendali europei, all’adozione della Raccomandazione del Consiglio sul rafforzamento del dialogo sociale, nonché all’adozione di altri atti normativi che intervengono a disciplinare alcuni settori specifici del diritto del lavoro europeo, ma che riservano spazi anche per la regolazione degli aspetti relativi al dialogo sociale.
A completare il quadro sovranazionale concorre anche il contributo direttamente fornito dalle parti sociali a livello europeo, le quali nel 2020, con l’intento di elaborare un quadro di riferimento per l’elaborazione di misure e azioni che permettessero di cogliere le opportunità e affrontare le sfide derivanti dalla trasformazione digitale, hanno richiesto alle parti sociali nazionali di implementare un processo circolare comune orientato a una maggiore cooperazione delle diverse parti coinvolte (rappresentanti dei lavoratori e datori di lavoro) per far fronte ai cambiamenti del lavoro causati dalle tecnologie.
Anche a livello nazionale si registra una crescente rinnovata attenzione verso il dialogo sociale e, in particolare, verso il coinvolgimento e la partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici nella gestione delle imprese, nelle sue diverse forme e ai diversi livelli.
La disciplina del coinvolgimento dei lavoratori e delle lavoratrici in Italia è essenzialmente il risultato del recepimento della normativa comunitaria, improntata al riconoscimento dei diritti di informazione e consultazione dei lavoratori, mentre sconta la mancata attuazione dell’art. 46 della Costituzione, che riconosce ai lavoratori il diritto a collaborare nelle aziende nei modi e nei limiti previsti dalla legge.
Una funzione di promozione e garanzia dei diritti di informazione e consultazione e di forme più strutturate di coinvolgimento dei lavoratori è assolta dalla contrattazione collettiva, ai diversi livelli, soprattutto in risposta alla trasformazione digitale. Vale la pena citare l’Accordo interconfederale “Contenuti e indirizzi delle relazioni industriali e della contrattazione collettiva” siglato da Cgil, Cisl e Uil il 9 marzo del 2018, che ha influenzato la successiva contrattazione collettiva, soprattutto nel settore dell’automotive.
Sul piano legislativo, si segnala la proposta di legge di iniziativa popolare promossa dalla Cisl “La partecipazione al lavoro. Per una governance di impresa partecipata dei lavoratori” nel 2023, che si propone principalmente di dare attuazione all’art. 46 della Costituzione italiana. Coerentemente, nell’articolato della suddetta proposta vengono promosse diverse forme di partecipazione, quali: la partecipazione gestionale, la partecipazione economico-finanziaria, la partecipazione organizzativa e, infine, la partecipazione consultiva. Alla base sta l’idea che un’economia più democratica, che passa attraverso un maggior coinvolgimento e il riconoscimento di responsabilità dei lavoratori nei processi strategici e decisionali delle imprese, possa avere degli effetti positivi anche sulla democrazia dell’intero Paese.
Il rilancio del metodo partecipativo e la conseguente necessità di monitorare e studiare tale fenomeno, nonché di contribuire alla creazione di una cultura della partecipazione hanno portato all’attivazione nel novembre del 2021, presso la Fondazione Marco Biagi, del Tavolo permanente di interlocuzione tra la Fondazione stessa e le parti sociali territoriali che condividono il metodo partecipativo nell’organizzazione e nella gestione delle relazioni di lavoro “Prisma Partecipazione” (Tavolo PrisPart).
Il Tavolo PrisPart, coordinato dal Prof. Edoardo Ales, componente del Comitato scientifico della Fondazione Biagi e Ordinario di Diritto del lavoro nell’Università Parthenope di Napoli, vede le parti sociali partecipare attivamente, tramite propri/proprie rappresentanti, alla ideazione, alla progettazione e all’esecuzione delle diverse iniziative tese all’ analisi, alla formazione e alla disseminazione del metodo partecipativo. Tali iniziative includono l’annuale Winter School, giunta nel 2024 alla sua seconda edizione, dedicata al tema “La partecipazione bilanciata alla sicurezza e salute sul lavoro” che ha registrato la partecipazione di responsabili delle risorse umane, delegati sindacali, dottorandi e dottorande, oltre a seminari e convegni ad hoc. Il tema della Winter School 2025 sarà quello della gestione partecipata della transizione ecologica dei rapporti di lavoro.
Tra le iniziative promosse dal Tavolo PrisPart si colloca anche l’incontro di studi “La dimensione territoriale del dialogo sociale nell’era delle grandi transizioni”, tenutosi lo scorso 18 marzo presso la Fondazione Marco Biagi, nell’ambito delle iniziative organizzate dalla Fondazione e da Unimore in ricordo del Professor Marco Biagi nell’anniversario della sua uccisione.
L’evento, introdotto dal Prof. Ales, il quale ha evidenziato come il dialogo rispettoso delle reciproche posizioni costituisca uno strumento imprescindibile per gestire la complessità crescente del mondo del lavoro odierno, ha avuto come relatrice principale la Prof.ssa Cristina Alessi, Ordinaria di Diritto del lavoro presso l’Università di Brescia, la quale ha illustrato le buone prassi di dialogo sociale sul territorio bresciano così come rilevate, studiate e sistematizzate dall’ Osservatorio sulla contrattazione collettiva di secondo livello della Provincia di Brescia.
Nella successiva tavola rotonda, alla quale hanno partecipato Daniele Dieci (Segretario della CGIL Modena), Marco Moscatti (Presidente del Gruppo Giovani Confindustria Emilia), Rosamaria Papaleo (Segretaria della CISL Emilia Centrale), Roberto Rinaldi (Segretario organizzativo della UIL Emilia- Romagna) e Catia Toffanello (Responsabile Settore Cooperazione Sociale di Legacoop Estense), sono invece stati approfonditi i diversi approcci e le prospettive del dialogo sociale in Emilia-Romagna.
Il Prof. Iacopo Senatori, Associato di Diritto del lavoro in Unimore e coordinatore della Tavola rotonda, osserva che “l’incontro di studi ha rappresentato una preziosa occasione per mettere a confronto le pratiche di dialogo sociale di territori distinti, ciascuno dotato di proprie specificità ma con interessanti affinità rispetto alla composizione del tessuto sociale ed economico di riferimento. Ed è stato significativo rilevare similitudini, ad esempio, nella crescente attenzione dedicata dalle parti sociali a temi della sostenibilità, dell’inclusione e della formazione”.
Le conclusioni sono state affidate al Prof. Giuseppe Pellacani, Ordinario di Diritto del lavoro in Unimore, il quale ha rimarcato il valore dell’iniziativa, che coniuga le dimensioni del dibattito scientifico e del public engagement, auspicandone la ripetizione in futuro.
L’approfondimento in materia di dialogo sociale è stato completato, allargando il campo al contesto europeo ed internazionale con il XXI Convegno internazionale in ricordo di Marco Biagi, tenutosi il 18 e 19 marzo 2024 presso la Fondazione Biagi e dedicato al tema “Social Dialogue in a Time of Societal Transformation”.
Il Convegno, realizzato con il contributo della Regione Emilia-Romagna, del Comune di Modena, della Camera del commercio di Modena, della Unicredit e il supporto della Fondazione di Modena, è stato inaugurato da una sessione plenaria con le relazioni delle Professoresse Ruth Dukes (University of Glasgow, Regno Unito) e Valeria Pulignano (KU Leuven, Belgio) e del Prof. Giovanni Solinas (Unimore, Italia); il Convegno ha poi visto confrontarsi in una prospettiva comparata e multidisciplinare più di cinquanta studiosi e studiose provenienti da tutto il mondo. Ciò che è emerso nel corso delle cinque sessioni parallele, e che è stato ribadito anche nella sessione plenaria conclusiva, è l’importanza del dialogo sociale in un contesto come quello attuale, dove le transizioni digitale e ambientale e i connessi obiettivi di sostenibilità economica e sociale, lanciano molteplici sfide per il mondo del lavoro.
Acquistano, dunque, rilevanza le ricostruzioni e l’analisi del dialogo sociale nei diversi settori (automotive, agricolo, ma anche nelle cooperative), nei più recenti interventi normativi sovranazionali (Proposta di direttiva sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità, Direttiva sul salario minimo, Direttiva relativa al miglioramento delle condizioni di lavoro nel lavoro mediante piattaforme digitali e Orientamenti sull’applicazione del diritto della concorrenza dell’Unione agli accordi collettivi dei lavoratori autonomi individuali) e con riferimento alla tutela delle categorie di lavoratori più vulnerabili condotte dai partecipanti e dalle partecipanti, così come le idee innovative proposte per un potenziamento del dialogo sociale stesso, che passa anche per il maggior coinvolgimento delle organizzazioni della società civile e delle organizzazioni non governative, così che possa contribuire al miglioramento delle condizioni di lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici e, al contempo, all’incremento della competitività dell’economia europea (e non solo) in un mercato globale.