> FocusUnimore > numero 15 – maggio 2021

L’offerta di servizi, alloggi e strutture didattiche e di ricerca adeguate alle aspettative della popolazione studentesca, del personale docente, ricercatore e tecnico-amministrativo è sempre stato uno dei principali obiettivi dell’Università di Modena e Reggio Emilia; lo è ancor più oggi, in un momento storico in cui la pandemia ha reso necessari i distanziamenti di sicurezza tra le persone.
           La possibilità di fruire di spazi adeguati per aule e laboratori didattici può infatti contribuire a migliorare l’esperienza formativa degli studenti in totale sicurezza, ma anche a consolidare il posizionamento di Unimore come Ateneo di Ricerca.

Diversi poli didattici e di ricerca di Modena sono stati di recente, o prevedono di esserlo nel prossimo futuro, al centro di interventi di riqualificazione.

Un aspetto importante, che riguarda tutti gli edifici dell’Ateneo, è la verifica degli impianti di trattamento aria ai fini della prevenzione della diffusione di particelle infettanti/inquinanti.
           Il Foro Boario, sede del Dipartimento di Economia “Marco Biagi, è attualmente oggetto di opere di miglioramento antisismico e di cablaggio, la cui conclusione è prevista entro quest’anno. Vi è, inoltre, un accordo sulla concessione da parte del Comune dell’uso anche del piano terra dell’ala ovest della struttura, per il quale è in progetto la realizzazione di nuove aule, da ultimare entro il 2022.
           Il complesso di S. Eufemia, sede del Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali, dove è stata recentemente inaugurata sia la nuova sede del Centro Linguistico di Ateneo sia nuovi spazi nella parte corrispondente alle ex-carceri maschili,  è attualmente oggetto di un progetto di miglioramento antisismico per una porzione del fabbricato (corpo G ala est, ora parzialmente dismessa) e richiede lavori di adeguamento nel rispetto delle norme antincendio.
           I poli edilizi nella zona est di Modena, Policlinico e Campus di via Campi, costituiscono l’area in cui sono da prevedere maggiori interventi, legati in parte all’epoca di costruzione delle strutture edilizie che vi si trovano e in parte all’insufficiente capienza degli spazi per didattica e ricerca.

Nello specifico gli attuali spazi ospitano: i Dipartimenti della Facoltà di Medicina e Chirurgia, il Dipartimento di Scienze della Vita e il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche, il Dipartimento di Scienze Fisiche, Informatiche e Matematiche, la Biblioteca Scientifica Interdipartimentale (BSI) e il Centro Grandi Strumenti (CIGS).                      

Per il Campus di via Campi sono previsti una serie di lavori particolarmente rilevanti: l’abbattimento dell’edificio ex-Chimica (MO16), costruito negli anni sessanta del secolo scorso e chiuso da anni, da realizzare entro il 2021; la costruzione sulla stessa area, nel triennio 2022-2024, di uno o più edifici nuovi contenenti aule al servizio dei corsi di Scienze della Vita e Medicina e Chirurgia (per un totale di almeno 1400 posti), un nuovo stabulario interdipartimentale e studi e laboratori per una superficie lorda di almeno 10mila mq; la riqualificazione e successiva demolizione dell’edificio MO-15 (Istituti biologici), coevo di MO-16, e la sostituzione in prospettiva con un edificio dotato di sale studio e spazi di ristoro per studenti e personale.

Queste opere consentiranno in prospettiva di dismettere spazi in locazione nell’area via Araldi/Tito Speri e di dotarsi di edifici tecnologicamente avanzati, anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Altri edifici del Campus di via Campi (MO18 Matematica; MO19 Biblioteca Scientifica Interdipartimentale) saranno oggetto nel corso del 2021 di interventi di adeguamento alle norme antincendio, in buona parte già finanziati.

Per quanto riguarda l’area del Policlinico, in accordo con il Comune e l’Azienda Sanitaria Locale, si prevede l’abbattimento del cosiddetto “corpo A”, edificio universitario danneggiato dal sisma del 2012 – adiacente al Centro Servizi della Facoltà di Medicina e Chirurgia – e dell’attuale Poliambulatorio, per la costruzione di nuovi edifici con almeno tre aule da 250 posti, oltre a studi e laboratori di ricerca per le esigenze dei dipartimenti medici.

Nel complesso della zona sud-est di Modena, tra via Vivarelli e via Vignolese, che ospita il Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” e il Tecnopolo di Modena, sono previsti due interventi nel prossimo triennio, in larga parte già finanziati: la costruzione di un nuovo padiglione aule (1.100 posti aula e sale studio) in continuità con l’edificio MO25, per il quale sono state avviate le procedure per l’appalto dei lavori, la cui conclusione è prevista entro il 2023; è in programma, inoltre, l’ampliamento dell’edificio MO28 per la realizzazione di uffici e laboratori di ricerca, per il quale è stata presentata domanda per ottenere un cofinanziamento nell’ambito del bando MIUR per l’edilizia Universitaria.
            A questi interventi si aggiungono quelli pianificati o in fase di studio per la sede del Rettorato e per l’Orto Botanico.

Per il Rettorato si prevede essenzialmente il consolidamento e il recupero delle sale riunioni e dei locali situati al primo piano del palazzo storico, mentre per lOrto Botanico sono in fase di completamento i lavori di miglioramento antisismico e si prevede, entro il 2022, di concludere i lavori di adeguamento alle norme antincendio.

Infine, un importante Programma di riqualificazione urbana del “Complesso dell’Ex Ospedale Sant’ Agostino”, finanziato dalla Fondazione di Modena, consentirà di procedere all’intervento di recupero, dando priorità alla porzione demaniale in concessione a Unimore in cui troverà nuova sede il Polo Museale universitario, adiacente al Teatro Anatomico, già restaurato con fondi universitari.

Altrettanto importante è il programma, nell’ambito del Progetto “Modena Città Universitaria” da realizzare con il Comune di Modena, di sviluppare azioni che possano ampliare l’offerta di alloggi in città a prezzi concordati per un numero crescente di studenti e docenti, anche tramite accordi con altri soggetti pubblici o privati, con particolare attenzione alle opportunità di insediamento di studenti e studentesse nel centro storico.

Palazzo del Rettorato

Le origini dell’Ateneo risalgono al 1175, che ne fanno il quinto più antico al mondo.

Sei secoli dopo, nel 1773, il Duca Francesco III decise di costruire una degna sede accanto alle absidi della chiesa di San Carlo, il cui progetto venne affidato a Francesco Tadolini e ad Andrea Tarabusi (secondo altri, a G.F. Zannini).

Oltre l’ingresso, dominato dalle cancellate in ferro battuto di Gian Battista Malagoli (fine Settecento), si accede a una zona retta da colonne che separano due cortili ai lati. I busti che ornano le pareti ricordano gli illustri frequentatori dell’Università, da Bernardino Ramazzini (fondatore della medicina del lavoro) a Giambattista Amici e Ludovico Antonio Muratori.

Sulla destra, lo scalone monumentale a tre rampe è sovrastato da un padiglione con ricchi stucchi e decori. L’aula magna conserva ancora gli stalli lignei originari e un bel soffitto dipinto a cassettoni. Un altro scalone – progettato dal noto architetto dei primi del Novecento Arturo Prati – conduce invece al Rettorato.

Per molti anni il palazzo è stato sede della Facoltà di Giurisprudenza, che oggi si è trasferita presso l’ex convento di San Geminiano.

Complesso San Geminiano

Antico complesso ospedaliero e successivamente utilizzato dalle monache di San Geminiano tra il 1448 e il 1798, entrando dal portone si accede a uno splendido chiostro rinascimentale su due ordini di colonne, con capitelli originali, sul quale pende il campanile dell’ex chiesa del convento (edificato nel 1586).

Il monastero venne soppresso nel 1798 e con la chiesa fu destinato ad usi vari, come deposito di legname e sede dei forni comunali.

Nel corso dell’Ottocento il complesso fu ristrutturato sotto la direzione e su disegni di Cesare Costa. Qui ebbero sede l’Istituto Sperimentale di Zootecnia e la Scuola di Veterinaria (1842-1924), il Teatro dei Dilettanti, poi Teatro Sociale, e dal 1870 il Pio Istituto delle Orfanelle fondato da don Pio Sirotti, prevosto della chiesa di San Biagio di Modena.

Durante la prima guerra mondiale il complesso fu occupato da un ospedale militare e dal 1930 al 1940 i locali, prima occupati dalla Scuola di Veterinaria e dall’Istituto Sperimentale di Zootecnia con ingresso in via Camatta, ospitarono la Scuola di Patologia Coloniale, poi Clinica delle Malattie Tropicali e Subtropicali.

Dal 1940 durante la seconda guerra mondiale l’ex monastero divenne di nuovo sede di un ospedale militare.

Nel dopoguerra il complesso fu occupato da un collegio per studentesse gestito da suore prima imeldine (dalla Beata Imelda) quindi francescane, che conducevano anche una scuola materna poi gestita dal Comune e aperta fino al 1990.

Completamente restaurato dal 2001 al 2009, il complesso è diventato sede del Dipartimento di Giurisprudenza di Unimore. Ospita l’Aula magna di Ateneo intitolata a Giuseppe Dossetti (1913-1996), padre costituente, docente di Diritto Canonico dal 1942 al 1958 e infine monaco.

Complesso San Paolo

La chiesa dedicata a San Paolo fu costruita nel 1192; essa dipendeva dal monastero di San Giacomo di Colombaro e diede anche il nome ad una porta della città.

Dal 1486 la chiesa passò alle monache agostiniane di Santa Maria della Misericordia, che vi costruirono accanto un monastero completato agli inizi del Cinquecento. La chiesa fu trasformata dall’architetto Raffaele Rinaldi detto “Il Menia” nel 1605, anno in cui fu costruito anche il campanile, poi nel 1653 l’interno tardoromanico fu rivestito da un apparato barocco su disegno di Cristoforo Malagola detto “Il Galaverna”. Chiesa e convento furono chiusi dal 1798 e utilizzati poi come caserma.

La chiesa, usata poi come deposito di legname, nel 1816 fu riaperta per volontà del duca estense Francesco IV e nel convento, trasformato su influsso di Cesare Costa, fu insediato un Educandato per fanciulle povere sotto la protezione della duchessa Maria Beatrice di Savoia. Per questo le giovani furono chiamate “Putte della Duchessa”.

Dal 1859 l’Educandato divenne Istituto Provinciale di San Paolo, poi elevato ad ente morale. In una parte dell’ex convento il duca fece costruire uno stabilimento di Bagni Pubblici da cui prese il nome l’attuale via Selmi fino al 1925.

Come per il complesso San Geminiano nelle due guerre mondiali qui ebbe sede un ospedale militare.

La chiesa di San Paolo fu officiata fino agli anni settanta del Novecento poi i suoi arredi confluirono nella Raccolta d’Arte della Provincia di Modena. Dal 1984 al 1994 nella chiesa ebbe sede la Gipsoteca dello scultore Giuseppe Graziosi.

Dal 1981 al 1997 si tenne nel complesso la manifestazione estiva d’intrattenimento culturale e ricreativo “Circoli e Cortili“. Ne furono coinvolti il cortile maggiore verso via Caselle, il “cortile del leccio” e il “cortile del banano”.

Varie campagne di restauri alla chiesa e al complesso dagli anni novanta in poi, hanno restituito gli spazi, prima variamente utilizzati dalla Circoscrizione Centro storico, a rinnovati usi tra cui la Biblioteca Giuridica dell’Università di Modena e Reggio Emilia, l’Accademia di Belcanto CUBEC ideata da Mirella Freni e la Scuola dell’Infanzia San Paolo.

Sant’ Eufemia

Il complesso delle ex-carceri femminili di Sant’Eufemia trae origine da un antico monastero femminile Benedettino, fondato dal vescovo Eriberto nella seconda metà dell’XI dal momento che compare nei documenti per la prima volta nel 1071.

L’edificio seguì le alterne fortune dell’istituzione conventuale: dopo un lungo periodo di decadenza nei secoli finali del Medioevo, il monastero divenne punto di riferimento per la nobiltà modenese, tanto che nel corso del Seicento si registra una straordinaria fioritura economica e di vocazioni.

Un ultimo ampliamento del convento avvenne a partire dal 1783, quando alla comunità modenese furono aggregate circa sessanta monache benedettine provenienti da Reggio Emilia. Come molti altri in città, il monastero fu soppresso nel 1798 per ordine del governo napoleonico e gli edifici adibiti a caserma degli Artiglieri Cisalpini.

La funzione carceraria, destinata alla correzione della popolazione femminile, fu invece istituita nel 1818, all’indomani del ritorno dei duchi. Nel 1830 trovarono posto nel grande edificio, restaurato per l’occasione da Santo Cavani, anche la caserma dei Dragoni Estensi, l’Economato militare e le Carceri Giudiziarie.

Nel 1895 la parte del palazzo affacciata su via Sant’Eufemia fu destinata a ospitare alcune facoltà della locale Università, che in anni recenti ha acquistato anche la porzione meridionale dell’immobile da destinare a nuove aule didattiche.

Completato il restauro delle ex-carceri di Sant’Eufemia il complesso è ora destinato al Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali di Unimore, con aule e laboratori attrezzati per oltre 600 posti complessivi.

Foro Boario

Nel 1833 il duca di Modena Francesco IV d’Este commissionò all’architetto modenese Francesco Vandelli un “grande portico di piazza d’armi”, lungo oltre 250 metri e largo venti metri. Inaugurato l’anno successivo, l’edificio era destinato al mercato del bestiame e ad immagazzinare le derrate agricole, anche come scorta in caso di carestia.

Dopo una decina di anni, il palazzo divenne sede della caserma militare austriaca fino all’unità d’Italia. Nel 1887 il Comune di Modena acquistò il Foro Boario dal Regno d’Italia. Nel corso degli anni, l’ex Foro Boario fu destinato a vari usi pubblici, realizzando anche nuovi ambienti con la tamponatura delle arcate dei portici laterali.

Fu anche sede dei vigili del fuoco e della Croce Rossa.

Sottoposto a vincolo di tutela nel 1983, i lavori di restauro iniziarono nel 1989 su progetto dell’architetta Franca Stagi e nel 1994 venne inaugurata nell’ala orientale l’attuale sede del Dipartimento di Economia di Unimore.

L’edilizia di Ateneo nella sede di Modena