> FocusUnimore > numero 35 – aprile 2023
Smart workplaces. Design workshop for the repurposing of social centres into co-working spaces for remote working
The research project “Smart workplaces. Design workshop for the re-functioning of social centres into co-working spaces for remote work” came about with the aim of reconfiguring some spaces of the “Gatto Azzurro” social centre to make them suitable for hosting co-working experiences on a permanent basis. A research team from the Department of Communication and Economics was asked to carry out a research-intervention to design the restoration and to assess its scalability in terms of sustainability and replicability in other social centres in the urban area. Indeed, the initiative is part of a broader municipal project that aims to build innovative urban solutions to respond to certain labour transformations, including the spread of remote working. Living lab, experimentation with observation and interviews, analysis of questionnaires organised with two focus groups, are the steps of the research path that led to the formulation of real proposals for intervention on the co-working space and the area (the neighbourhood) where the co-working is located.
Si è concluso il progetto di ricerca “Luoghi di lavoro smart. Laboratorio di progettazione per la rifunzionalizzazione dei Centri Sociali in spazi di co-working per il lavoro agile” portato avanti da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Comunicazione ed Economia di Unimore.
L’iniziativa promossa dal Comune di Reggio Emilia in collaborazione con Cooperativa Rigenera, Legacoop, CGIL, CISL si poneva l’obiettivo di riconfigurare alcuni spazi del centro sociale “Gatto Azzurro”, nel quartiere Gattaglio di Reggio Emilia, per renderli adeguati ad ospitare stabilmente esperienze di co-working.
Al gruppo di ricerca del DCE è stato chiesto di svolgere una ricerca-intervento a supporto della progettazione della rifunzionalizzazione del centro sociale Gatto Azzurro e valutarne la scalabilità in termini di sostenibilità e replicabilità negli altri centri sociali dell’area urbana. L’iniziativa, infatti, si inserisce in un progetto del Comune di più ampio respiro che ha l’obiettivo di costruire soluzioni urbane innovative per rispondere ad alcune delle più o meno recenti trasformazioni del lavoro, compresa la diffusione del lavoro remoto.
Il percorso di ricerca-intervento si è articolato in più fasi e fin dal principio ha assunto un forte carattere di co-progettazione. L’avvio ufficiale è stato scandito da due living lab in cui sono state prese decisioni condivise su come organizzare lo spazio fisico e sociale del nascente coworking. Successivamente si sono svolte due settimane di sperimentazione, in cui lo spazio di coworking è stato aperto e ha accolto lavoratori e lavoratrici, in particolare freelance e smart worker (dunque, lavoratori e lavoratrici dipendenti che svolgevano per alcuni giorni della settimana il loro lavoro in modalità agile).
Durante la fase di sperimentazione il gruppo di ricerca ha potuto, attraverso un’attività di osservazione partecipante e lo svolgimento di interviste semi-strutturate con i coworker, raccogliere informazioni sulle caratteristiche delle attività lavorative svolte nel coworking, sulle opportunità che quello spazio di lavoro offriva ma anche sulle criticità emerse in quelle due settimane. Inoltre, attraverso la somministrazione di questionari è stato chiesto di esprimersi, in termini di punti di forza e di criticità, sia sullo spazio di co-working sia sul quartiere all’interno del quale questo è collocato. Il materiale informativo raccolto è stato poi analizzato e discusso durante due distinti focus group che hanno coinvolto non solo coloro che hanno partecipato ai living lab e alla sperimentazione ma anche rappresentanti del quartiere. I due focus group hanno rappresentato l’occasione per formulare ipotesi progettuali da condividere con i decisori coinvolti a vario titolo nell’iniziativa.
Il percorso di ricerca ha portato alla formulazione di vere e proprie proposte di intervento sullo spazio di coworking e sull’area (il quartiere) in cui il coworking è situato. È emersa infatti la necessità di intervenire sul layout fisico dello spazio di coworking e sugli aspetti organizzativi (la regolazione degli accessi, l’istituzione di un host, l’introduzione di regole comuni, etc.) ma anche l’opportunità di integrare lo spazio di coworking nel tessuto di relazioni di quartiere (attraverso convenzioni con esercizi commerciali, servizi di prossimità, attività ricreative, etc.).
Il progetto di ricerca ha trovato esito nella creazione di un vero e proprio “modello di scalabilità”, il quale, se opportunamente implementato, può orientare progettualità del tutto simili a quella che ha preso vita nel centro sociale “Gatto Azzurro” del quartiere Gattaglio. Il modello, infatti, si presenta come uno strumento di supporto teso a promuovere programmi di rifunzionalizzazione parziale dei centri sociali attivi nella città di Reggio Emilia.
“Luoghi di lavoro smart” è un progetto che, al di là della sua valenza come strumento di ricerca e supporto informativo per i decisori istituzionali, sottolinea quanto sia rilevante il coinvolgimento dei destinatari nella creazione di iniziative che ambiscono ad avere un impatto sociale.
Progetti simili, lungi dall’assecondare la logica dell’imposizione dall’alto, evidenziano l’importanza della costruzione partecipata di quei dispositivi sociali che intendono intervenire sul futuro della collettività.