> FocusUnimore > numero 45 – marzo 2024
New sustainability reporting standards and the relationship between climate risk and investment: DEMB’s PRIN PNRRs
The two PRIN 2022 projects with principal investigator from Unimore, financed within the context of the National Plan for Recovery and Resilience, pertaining to the ‘Marco Biagi’ Department of Economics, deal with ‘green’ issues ranging from new sustainability reporting standards to the relationship between climate risk and investments. The project ‘Sustainability Reporting and Sustainability Reporting: Standards, Connectivity and Ratings in the Aftermath of the EU’s Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)’, coordinated by Prof. Laura Girella, aims to investigate the implications for European non-financial companies of the introduction of the Corporate Sustainability Reporting Directive and the European Sustainability Reporting Standards (ESRS) in Europe. “Green” investments, one of the main challenges for the future sustainable growth of EU countries, are addressed by the project coordinated by Prof. Silvia Muzzioli “Climate Risk and Uncertainty: Environmental Sustainability and Asset Prices”. In this article, information on these two important projects.
I due progetti PRIN 2022 con PI di Unimore, finanziati nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, afferenti al Dipartimento di Economia “Marco Biagi”, trattano tematiche “green” che spaziano dai nuovi standard di rendicontazione della sostenibilità alla relazione tra rischio climatico e investimenti.
Il progetto “La rendicontazione della sostenibilità e la sostenibilità della rendicontazione: standards, connettività e rating all’indomani della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) dell’UE”, coordinato dalla Prof.ssa Laura Girella,si propone di indagare le implicazioni per le società non finanziarie europee derivanti dall’introduzione in Europa della Corporate Sustainability Reporting Directive e degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS). Tali innovazioni segnano una profonda discontinuità nella rendicontazione aziendale rendendo obbligatoria per le società europee, comprese le PMI quotate, la pubblicazione di una vasta gamma di informazioni in materia di sostenibilità su tutte le tematiche Environment, Social, Governance (ESG) improntate a una prospettiva multi-stakeholder (e non solo dell’investitore) e orientate a un approccio sia generico (sector agnostic) che settoriale (sector specific).
Nell’aprile 2021 la Commissione europea ha pubblicato una proposta di testo di tale Direttiva, la cui versione definitiva è stata approvata dai co-legislatori dell’Unione Europea il 28 novembre 2022 ed è entrata in vigore il 5 gennaio 2023 (n. 2022/2464). Tale Direttiva aggiorna in profondità la precedente direttiva del 2014 (cosiddetta Non-Financial Reporting Directive – NFRD). Nel contempo, l’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) ha avviato l’elaborazione degli ESRS (12) che le imprese devono adottare obbligatoriamente per conformarsi alla CSRD. Tali standard sono stati adottati dalla Commissione europea con atto delegato del 31 luglio 2023.
La CSRD e gli ESRS sono stati sviluppati nell’ambito del più ampio quadro normativo europeo che è passato dal Green Deal dell’UE (Reg. 852/2020), al regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (SFDR), alla proposta di direttiva sulla due diligence delle imprese ai fini della sostenibilità (CSDDD) e a una tassonomia sociale di prossima uscita. Contestualmente, a livello internazionale, la Fondazione IFRS – che già accoglie al proprio interno l’International Accounting Standards Board (IASB), noto organismo che già dal 2001 emana principi contabili a valenza internazionale – ha istituito sotto il proprio ombrello l’International Sustainability Standards Board (ISSB) che nel giugno 2023 ha pubblicato due Standard relativamente su IFRS S1 – Requisiti generali per la divulgazione di informazioni finanziarie relative alla sostenibilità e IFRS S2 – Informazioni relative al clima volti a fornire informazioni di sostenibilità agli investitori.
Nonostante tutti questi recenti sviluppi in ambito della rendicontazione di sostenibilità, molto poco è stato detto sull’effettiva “sostenibilità” di questo tipo di rendicontazione sia dal punto di vista della ‘produzione’ che del ‘consumo’ di queste informazioni. In altre parole, le molteplici sfide affrontate dalle aziende e dalle agenzie di rating ESG alla luce di questo nuovo panorama rimangono ancora in gran parte sconosciute alla letteratura accademica.
Utilizzando metodologie qualitative e quantitativo-statistiche (di natura parametrica e non parametrica), la ricerca esamina le difficili sfide poste in essere da questa Direttiva (EU CSRD) e dai relativi standard di rendicontazione rispettivamente ai preparatori e agli utenti in termini di: coerenza interna dei vari regolamenti comunitari in materia di rendicontazione di sostenibilità nonché la loro interoperabilità con gli standard di rendicontazione dell’ISSB), la produzione di informazioni di sostenibilità da parte delle imprese non-finanziarie, con particolare riferimento alla loro materialità e alla loro connettività con l’informazione finanziaria tradizionale e le modalità di costruzione dei rating ESG e la loro capacità rappresentativa di cogliere e valutare in modo robusto e appropriato le performance di sostenibilità delle imprese.
La ricerca, condotta insieme all’Università di Ferrara e all’Università di Verona, si concentra sulle aziende dei più grandi paesi europei e il risultato atteso è una migliore comprensione delle tre questioni cruciali di cui sopra per rendere questa rivoluzione del reporting di sostenibilità sostenibile per le aziende dell’UE. Verranno anche sviluppate raccomandazioni di policy per il contesto italiano.
Si passa agli investimenti verdi, una delle principali sfide per la futura crescita sostenibile dei paesi dell’UE, con il progetto coordinato dalla Prof.ssa Silvia Muzzioli “Rischio climatico e incertezza: sostenibilità ambientale e prezzi degli asset”.
Poiché i risultati sugli effetti dei fattori di rischio climatico e sui punteggi di sostenibilità nello spiegare i futuri rendimenti azionari sono spesso contrastanti, è fondamentale fornire agli investitori una migliore comprensione della relazione tra i rischi climatici ed i rendimenti azionari per incoraggiare investimenti consapevoli in imprese ambientalmente sostenibili.
Nonostante i recenti progressi, sfide considerevoli ostacolano ancora la possibilità che le informazioni ESG siano disponibili per sostenere obiettivi internazionali legati al valore e al clima a lungo termine. Più nello specifico, i punteggi ESG sono disponibili per un numero limitato di aziende e i dati ESG sono disponibili con una bassa frequenza di calcolo (su base trimestrale o annuale). Quando disponibili, questi punteggi forniti da diversi operatori di informazione economica (ad esempio Bloomberg, Reuters, S&P Global), differiscono tra loro, creando confusione nell’investitore. Inoltre, a livello di singola azienda, si potrebbe tendere a divulgare solo informazioni parziali, enfatizzando le dimensioni ambientali in cui l’impresa ottiene risultati migliori e trascurando quelle in cui l’impresa non riesce altrettanto bene (greenwashing).
Per colmare queste lacune, il progetto coordinato da Unimore, e condotto insieme all’Università degli Studi di Palermo, all’Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria e all’Università degli Studi di Pavia, mira a indagare in modo approfondito la relazione tra rischio climatico e rendimenti azionari, aggregando diverse fonti di informazione per far fronte al problema del green washing e rendendo possibile affrontare l’incertezza insita nei dati con tecniche econometriche appropriate.
Gli scopi dello studio sono molteplici: proporre un quadro teorico innovativo per la relazione tra il rischio climatico e i rendimenti azionari; misurare l’esposizione dell’azienda al rischio climatico, per un numero elevato di titoli europei, combinando diverse fonti di informazione come i rating ESG, l’esposizione dell’azienda alle notizie sul clima e altre variabili legate al clima a livello aziendale; spiegare il premio per il rischio climatico creando portafogli che riflettano l’esposizione al rischio climatico; valutare le proprietà dei portafogli verdi e marroni riguardo al loro livello di diversificazione, rischio di coda e possibili ricadute. Infine, valutare la performance previsionale del rischio climatico sui futuri rendimenti azionari, mediante tecniche avanzate basate su metodi di machine learning per grandi insiemi di dati caratterizzati da frequenze miste.
Si prevede che i risultati del progetto avranno importanti implicazioni per investitori, aziende e responsabili politici e più in generale per l’UE nel suo insieme poiché sono fondamentali per indirizzare le risorse finanziarie private verso attività di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.