> FocusUnimore > numero 36 – maggio 2023
Health and Sport: a new Master’s Degree Programme
The Master’s Degree Programme in Health and Sport enriches the range of courses with which Unimore responds to the educational and cultural needs of the world of sport and aims to train specialised professionals capable of intervening in the management, training and research processes related to preventive and adapted physical and motor activity. Master’s graduates acquire the necessary scientific knowledge, ethical values and professional skills relevant to the profession of a preventive and adapted motor activity kinesiologist. Through the study of different disciplines and scientific research methodology, they also consolidate advanced educational and preventive skills. It is a interuniversity programme, as it is the result of a long-standing scientific and cultural collaboration with the University of Verona; the first year is in common in the two university sites, while in the second year students can choose a ‘Motor Activity and Health’ curriculum, which is held at our University, and one of ‘Health Promotion Models’, which is held in Verona.
L’anno accademico 2021-22 ha visto immatricolarsi i primi 33 studenti e studentesse del nuovo Corso di Laurea Magistrale in Salute e sport.
Il corso arricchisce la gamma di percorsi e di iniziative con cui il nostro Ateneo risponde alle esigenze formative e culturali del mondo dello sport, che sul nostro territorio è particolarmente ricco di strutture, associazioni ed imprese.
Il corso di Laurea magistrale in Salute e sport si pone infatti l’obiettivo di formare professionisti specializzati in grado di intervenire nei processi gestionali, formativi e di ricerca legati all’attività fisica e motoria preventiva e adattata.
I laureati magistrali acquisiscono le conoscenze scientifiche necessarie, i valori etici e le competenze professionali pertinenti alla professione di chinesiologo/a dell’attività motoria preventiva e adattata.
Essi inoltre consolidano, attraverso lo studio delle diverse discipline e della metodologia della ricerca scientifica, competenze avanzate di tipo educativo e preventivo.
Il Corso, presieduto dalla Prof.ssa Anna Vittoria Mattioli, è un corso interateneo, e nasce da una collaborazione scientifica e culturale di lunga data con l’Università di Verona, che vanta un’esperienza pluriennale nell’ambito della didattica di questo corso. Questa collaborazione assicura una preparazione trasversale degli studenti e delle studentesse, che possono contare sulle competenze di docenti provenienti da due atenei, in un continuo confronto di crescita.
Anche la struttura del corso riflette l’origine multiregionale del Corso di studio: il primo anno è comune a Modena e Verona mentre al secondo anno lo studente/la studentessa può scegliere un curriculum di “Attività Motoria e Salute”, che si tiene presso il nostro Ateneo, e uno di “Modelli di promozione della salute”, che si tiene a Verona.
A Modena il Corso si avvale di una solida rete di connessioni con strutture, associazioni ed enti coinvolte nella prevenzione e nel mantenimento dello stato di salute. Sono infatti già attive oltre venti convenzioni con strutture che accolgono studenti e studentesse del corso per il loro tirocinio formativo e con le quali sono già in corso dei progetti di ricerca incentrati sul rapporto tra sport e salute. Tra queste strutture possiamo certamente ricordate, oltre al CUS Modena, il Sassuolo Calcio, la Fondazione Luigi Boni di Suzzara, e l’Associazione Sportiva Dilettantistica “La Fratellanza 1874”, tra le più antiche società sportive di atletica a livello nazionale.
Diversi docenti del Corso di studio sono già impegnati in progetti di ricerca posti all’intersezione di temi legati al rapporto tra attività fisica, sport e salute, frutto anche di storiche e preziose collaborazioni con il servizio di Medicina dello Sport dell’AUSL di Modena.
Il primo, coordinato dalla Prof.ssa Anna Vittoria Mattioli, è uno studio pilota per l’applicazione di un protocollo di attività motoria adattata in soggetti con storia di malattia da COVID-19, per valutarne l’impatto sulla percezione della qualità di vita, sulla composizione corporea, sullo stato cardiovascolare e infiammatorio. La capacità di COVID-19 di causare malattie croniche, sarcopenia e decondizionamento fisico può essere infatti frequentemente sottovalutata, e andare oltre i noti effetti a lungo termine sulle capacità respiratorie. Mialgia, letargia e anoressia sono infatti sintomi comuni anche in casi da lievi a moderati di COVID-19, e possono favorire o esacerbare una condizione di fragilità, soprattutto negli anziani. Anche nei casi lievi e moderati, agli effetti dell’infezione si possono sommare anche gli effetti del lockdown e della ridotta mobilità. Lo studio prevede l’arruolamento di 40 volontari – equamente distribuiti tra uomini e donne e di età compresa fra i 45 e i 80 anni tra i soggetti con sindrome post-COVID-19 – che non hanno necessitato di ricovero ospedaliero, e con uno stile di vita sedentario. Su questi soggetti è in corso la valutazione della qualità della vita e del benessere psicofisico, mediante somministrazione di questionari, l’analisi di una serie di parametri vitali e cardiovascolari, e di parametri legati alla funzionalità del sistema immunitario e allo stato infiammatorio del soggetto. Verranno poi applicati dei protocolli di attività fisica personalizzata basati su linee guida sull’attività fisica nell’adulto/anziano, e verrà valutata l’efficacia dei protocolli applicati per il miglioramento sia della performance fisica del soggetto, sia dei parametri vitali, cardiovascolari ed immunologici.
Un secondo progetto, che vede coinvolti diversi docenti del corso, riguarda l’analisi del DNA libero circolante nel sangue, come marcatore di danno cerebrale negli sportivi, e in particolare nei pugili. Il progetto, finanziato dal FAR di Ateneo 2021, è coordinato dalla Prof.ssa Milena Nasi del Dipartimento Chirurgico Medico Odontoiatrico, e vede coinvolta la Prof.ssa Giulia Curia del Dipartimento di Scienze biomediche, metaboliche e neuroscienze.
Diversi sport sono infatti caratterizzati da una maggiore frequenza di lesioni/traumi, comprese le lesioni cerebrali (pugilato, football americano, rugby, calcio). Questi sport possono quindi contribuire ad un aumento della quantità di DNA libero circolante nel sangue, o rilasciato nel sistema nervoso centrale, contribuendo almeno in parte, all’infiammazione sistemica o neurologica, e associata a possibile danno neurologico.
Lo studio coordinato dalla Prof.ssa Nasi si pone l’obiettivo di valutare se è possibile osservare una correlazione tra la quantità di DNA libero circolante (ed in particolare di una sua forma, il DNA mitocondriale) e il danno cerebrale indotto da ripetuti colpi alla testa, come nel caso del pugilato. Stabilire una correlazione tra il DNA libero circolante, il numero di colpi ricevuti, il danno cerebrale e infiammazione potrebbe contribuire a identificare un marcatore precoce di danno cerebrale, utile per prevenire l’insorgenza di malattie neurodegenerative più frequentemente presenti in soggetti che praticano alcuni sport da contatto come l’encefalopatia traumatica cronica, la sclerosi laterale amiotrofica o la malattia di Alzheimer.
Anche questo progetto si avvale della collaborazione con il Servizio di Medicina dello sport dell’AUSL di Modena, ed è svolto su pugili che praticano questa attività sportiva presso …, uno degli enti convenzionati con il Corsi di laurea magistrale in Salute e sport. Sono stati finora arruolati e studiati dieci pugili prima e dopo una serie di incontri, su cui è stato valutato il contenuto di DNA circolante nel sangue, con risultati che sembrano indicare una chiara correlazione tra quantità di DNA presente in circolo e numero di colpi subiti.
Questi ed altri progetti in fase di progettazione o di avvio rivolgono una particolare attenzione agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda europea 2030. Tra le aree di innovazione della didattica e della formazione un’attenzione particolare è dedicata infatti alle differenze biologiche sesso-specifiche nell’attività sportiva, e allo sviluppo di programmi personalizzati per soggetti fragili, al monitoraggio dell’efficacia e della sicurezza dell’attività attraverso gli strumenti più moderni, alla promozione della salute sul territorio, tutti obiettivi in linea appunto con l’Agenda menzionata.
È nel contesto di questi e altri progetti di ricerca incentrati sullo studio dell’attività sportiva e della sua connessione con il benessere e la salute che si inseriranno gli studenti e le studentesse che hanno iniziato lo scorso anno questo percorso formativo, e che dal prossimo anno accademico cominceranno il proprio tirocinio formativo.