> FocusUnimore > numero 23 – febbraio 2022
Translation and inculturation of the Nicene-Constantinopolitan symbol: over € 800,000 to Unimore for a research involving four other Italian universities.
A € 800,000 funding of the Ministry of University and Research in the context of the Projects of Significant National Interest (PRIN) will allow a group of researchers to investigate the stages and contexts of the process of translation and inculturation of the Nicene-Constantinopolitan symbol. The project is titled ‘The Nicene-Constantinopolitan creed and its translations first exploration and methodological proof of a transdisciplinary research on the symbol of the Councils in history, culture and society (4th-20th century)’, is led by Unimore, in particular Professor Alberto Melloni, Principal Investigator, and involves researchers from Unifg, Unifi, Unibo and Unipa. The aim of the project is to study, through a multidisciplinary approach, the stages and contexts of the process of translation and inculturation of the Creed, which has not only become a milestone for most Christian denominations, but which has also had a cultural impact that cannot be underestimated in all the circumstances in which it has spread and circulated.
Un cospicuo finanziamento del Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito dei PRIN – Progetti di Rilevante Interesse Nazionale permetterà ad un gruppo di ricercatrici e ricercatori, guidati da Unimore, di indagare le tappe e i contesti del processo di traduzione e inculturazione del simbolo niceno-costantinopolitano.
Il progetto, che si intitola “The Nicene-Constantinopolitan creed and its translations first exploration and methodological test of a transidiciplinary research on the Councils’ symbol in history, culture and society (4th-20th Century)”, che ha ottenuto un finanziamento di oltre 800 mila euro, è coordinato dal Prof. Alberto Melloni, Ordinario di Storia del Cristianesimo del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane, ed è risultato vincitore del bando PRIN 2021, essendosi classificato primo a pari merito con 100 punti su 100 nel settore SH5 “Culture e produzione culturale”.
Assieme ad Unimore, che riveste il ruolo di capofila, sono coinvolte altre quattro unità di ricerca afferenti a Foggia (UniFg), Firenze (UniFi), Bologna (UniBo) e Palermo (UniPa).
Numerosi e importanti sono stati gli studi prodotti sul simbolo niceno-costantinopolitano a partire dal XIX secolo, ma poca è stata l’attenzione finora dedicata alle traduzioni del Credo e alla sua inculturazione.
Il textus receptus, infatti, è il risultato di un lungo processo di formulazione, iniziato con l’elaborazione dei simboli battesimali da parte delle singole chiese locali, fino alla sua stabilizzazione avvenuta nei concili del IV e V secolo.
Nato con fini principalmente liturgici e catechetici, il testo del Credo ha da subito mostrato, sotto la pressione della storia, una duplice capacità di adattamento: di tipo culturale e di tipo linguistico.
Alla versione greca si sono infatti ben presto aggiunte le traduzioni prodotte in armeno, siriaco e copto e, con il processo di dilatazione dell’ecumene cristiana, in arabo, nelle lingue slave e negli idiomi parlati nelle cosiddette “terre di missione”.
In ognuno di questi casi, non si trattò di semplici traduzioni del testo, ma di un processo ermeneutico volto ad affermare l’identità ecclesiale delle diverse comunità di fede e ad adattare il Credo Niceno-costantinopolitano ai differenti contesti culturali.
Dilatando l’indagine a contesti geografici finora poco presi in considerazione e tenendo conto della longue durée delle questioni storiche in gioco, lo scopo del progetto è di studiare, attraverso un approccio multidisciplinare, le tappe e i contesti del processo di traduzione e inculturazione di un testo che non solo è diventato una pietra miliare per la maggior parte delle denominazioni cristiane, ma che ha anche avuto un impatto culturale impossibile da sottovalutare su tutte le realtà in cui si è diffuso e ha circolato.
“L’implicazione più ampia di questo progetto – spiega il Prof. Alberto Melloni, Principal Investigator della ricerca – è che i textual data che deriveranno dalle varie ricerche non saranno solo destinati alla pubblicazione, ma organizzati secondo i più recenti standard nel campo delle Digital Humanities, sia in termini di struttura che di metadati, al fine di renderli utilizzabili per condurre ulteriori ricerche per mezzo di strumenti digitali. Questo va oltre il livello base di visualizzazione delle diverse versioni del Credo e della loro relazione, e porterà le ricerche in questo campo a fare un rilevante passo in avanti: i dati saranno strutturati in modo da rendere l’uso della semantica AI-powered e degli strumenti di ricerca ontologica il più possibile applicabili. A tal fine, le unità di ricerca potranno beneficiare della infrastruttura di ricerca europea sulle scienze religiose Resilience, a guida italiana e che coordino.“Inoltre – conclude il Prof. Melloni –, poiché il 1700° anniversario del Credo Niceno-Costantinopolitano nel 2025 si sta avvicinando, le unità organizzeranno un simposio internazionale su “Compromise, Translation and Doctrine: Wirkungsgeschichte and Transcultural Interpretations of the Nicene-Constantinopolitan Creed” con panel interdisciplinari»