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Mi ha colpito molto approfondire la storia del   sulle parti più tecniche bisogna semplificare, ta-
                professor Larry Hench, che alla fine degli anni ’60   gliare i dettagli e badare al senso: pochi concetti,
                scoprì i vetri bioattivi, ovvero i primi biomateriali in   ma chiari, senza girarci attorno. E come in ogni
                grado di legarsi ai nostri tessuti una volta impian-  sfida che si rispetti, saltano fuori dubbi e ansie.

                tati nel corpo umano. Tra l’altro, quella dei vetri   Uno dei patemi con cui ci si confronta è che qual-
                bioattivi è una delle tematiche di ricerca su cui   che volta tende a pesare di più il timore di esse-
                lavoro al Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”   re criticato da un collega per aver approssimato
                della nostra Università, insieme alla prof.ssa Vale-  troppo, che non la soddisfazione di essere stato
                ria Cannillo. Fu un classico caso del destino quello   compreso da 1.000 persone inesperte. Invece, la
                che portò il giovane Hench a scoprire i biovetri,   priorità è proprio questa: interessare e coinvolgere
                dato che si occupava di tutt’altro. Parliamo di un   chi di argomenti tanto difficili non sa nulla.

                incontro, avvenuto su un autobus, con un colon-  Come valuta il ruolo delle narrazioni e del-
                nello dell’esercito americano, che chiacchierando   le storie personali nel rendere la scienza più
                con lui gli lanciò una sfida: inventare un materiale   accessibile e interessante per il grande pub-
                nuovo per impiego in campo ortopedico, che aiu-  blico?
                tasse i chirurghi alle prese con gli arti feriti dei
                soldati (erano i tempi della guerra nel Vietnam).   È fondamentale appassionare e non annoiare, e
                Hench si buttò a capofitto sul problema e ce la   qui ognuno ha il suo stile. Nel mio caso, io do pro-
                fece.                                          prio ampio spazio alla narrativa, alle storie delle
                                                               persone: non solo scienziati, ma anche studenti,
                  Nel corso della sua ricerca per il libro, c’è   tecnici, pazienti e gente comune che ha avuto un
                stato un momento o una scoperta che l’ha       ruolo in una certa scoperta. Tutto ciò aiuta mol-

                particolarmente colpita e che pensa avrebbe    to a rendere “vivo” l’argomento. In fondo, dietro
                un certo impatto se fosse più ampiamente       a ogni vicenda scientifica ci sono dei cuori che
                conosciuta dal pubblico?                       battono: sogni, ambizioni, serendipità, mal di te-

                  Direi le scoperte legate all’ingegneria dei tessu-  sta e bruciori di stomaco. Nonché talora qualche
                ti, che si pone l’ambizioso obiettivo di ricostruire i   truffatore…
                tessuti danneggiati dei pazienti e, sperabilmente,   Quale  impatto  pensa  che  la  divulgazio-
                in futuro anche gli organi. Si parte dalle nostre cel-  ne scientifica possa avere sulla società e
                lule, da un biomateriale su cui vengono seminate   sull’importanza data alla scienza nelle deci-
                e da un bioreattore in cui far maturare il tutto. È un   sioni politiche e sociali?
                percorso che ci permetterà di superare la logica

                dei trapianti, realizzando in laboratorio tessuti “su   Una divulgazione ben fatta è fondamentale per
                misura” per ognuno di noi, qualora ne avessimo   accrescere la fiducia della società nelle istituzioni
                bisogno. Neanche da dire, la strada è ancora lun-  scientifiche e, più in generale, in quelle sanitarie
                ga.                                            e nella scuola. Non sto a spendere parole per sot-
                                                               tolineare quanto siano radicate e rumorose, grazie
                  La comunicazione della scienza è un cam-     al web, tutta una serie di teorie balzane, bufale,
                po in cui la chiarezza è di primaria importan-  ipotesi di collusione con poteri più o meno occul-
                za. Come affronta la sfida di rendere i con-   ti e via dicendo. Ecco: a fronte di tutto questo, il
                cetti scientifici comprensibili senza perdere   divulgatore non deve mai stancarsi di spiegare,
                la loro complessità e profondità?              spiegare, spiegare.”

                  È davvero una sfida perché, per forza di cose,




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