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GLI EDIFICI





                Campus San Lazzaro




                L’area del complesso San Lazzaro è oggetto da anni di un ingente intervento di riqua-
                lificazione urbana e edilizia che lo ha convertito in campus universitario dando nuova
                vita ai diversi edifici adibiti in passato al ricovero psichiatrico. Trovano sede nel parco,
                oltre alle attività universitarie, attività sanitarie e culturali quali il Museo della Psichiatria,
                collocato all’interno del Padiglione Lombroso, e la  Biblioteca scientifica “Livi” con
                prezioso archivio storico che occupa un’ala del padiglione Morel.
                Con il recupero del parco storico del San Lazzaro si intende restituire alla collettività
                questo bene con nuove funzioni, conservando e tutelandone l’unitarietà degli spazi e del
                sistema del verde che ne fanno una struttura architettonica unica nel suo genere.

                Nato come lebbrosario nel ‘500, quando è luogo di accoglienza per poveri, mendicanti e
                pellegrini di ritorno dalla Terrasanta, spesso lebbrosi; col passare degli anni dà ospitalità
                a bisognosi ed invalidi di ogni sorta (decrepiti, storpi, epilettici, ecc.). Il ricovero del “primo
                pazzerello” risale al 1536.

                Nel 1821 il duca Francesco IV trasforma l’Istituto in Stabilimento Generale delle Case de’
                Pazzi degli Stati Estensi e ne affida la direzione al giovane medico Antonio Galloni. Negli
                anni della sua direzione comincia un periodo di grandi trasformazioni e la fama del ma-
                nicomio cresce tanto da diventare una vera e propria “cittadella” costituita da numerosi
                padiglioni in continuo ampliamento.
                Nel 1861 le case de’ pazzi presero il nome di “Frenocomio di S. Lazzaro nell’Emilia” e,
                con la direzione del prof. Carlo Livi (1873), l’istituto diventa un punto di riferimento anche
                nell’ambito della ricerca scientifica attraverso la collaborazione con la Clinica psichiatrica
                dell’Università di Modena.

                Ai primi del Novecento si avvia la costruzione, tra gli altri, del Tamburini e Vassale e nel
                1918 il complesso conta ben 24 edifici con la possibilità di ospitare fino a 1.500 pazienti.
                Con il primo conflitto mondiale viene organizzato un centro di accoglienza per militari che
                manifestavano disturbi mentali; ne verranno ricoverati 5.704. Dal 1930 vi è una ripresa
                dell’attività edilizia con la costruzione del padiglione Morselli per l’osservazione delle
                donne e due anni dopo viene inaugurato il Buccola per la degenza donne lavoratrici
                tranquille.

                Dal 1933 al 1936 sono numerose le altre costruzioni, compresi due padiglioni per pen-
                sionati paganti che dovevano assomigliare più a strutture alberghiere che ad istituti di
                cura: il Besta e il De Sanctis. Il padiglione Livi, costruito tra il 1888 e il 1940, con lo
                scopo di accogliere i malati abbienti, avrà successivi ampliamenti e modifiche tra il 1940
                e il 1965.
                Durante la seconda guerra mondiale, data la vicinanza con l’aeroporto e la fabbrica delle
                Reggiane, l’Istituto subirà ripetuti bombardamenti nel 1944. Solo nel giugno 1946 ri-
                prenderà l’ammissione dei pazienti che tenderanno ad aumentare fino a superare i 2000








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