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prodotto finito (C.A.T. Progetti S.r.l.).
Ad oggi le sfide ancora aperte all’interno del
progetto riguardano la modalità di filatura
delle fibre ottiche all’interno del capo di ab-
bigliamento o, in alternativa, lo studio di cuciture
o tasche apposite in grado di accoglierle al fine di
massimizzarne la resa ottica e con l’obiettivo di
un possibile scale-up industriale del prototipo in
uscita dal progetto.
Le principali criticità riguardano la compatibi-
lità tra la struttura delle fibre e il processo di
filatura che richiede la possibilità la possibilità di
piegatura, lavaggio e stiratura.
“Oltre alle fisiologiche difficoltà che fanno parte
della ricerca - continua la coordinatrice del pro-
getto - è forte e condivisa da ogni componente del
team di lavoro la volontà di andare oltre il termine
naturale del progetto We Light. Più si va avanti nel
percorso che porta allo sviluppo di un prototipo
testato ed affidabile, più si ha la sensazione che
l’obiettivo continui a spostarsi più in là”.
Le potenzialità della tecnologia wearable sono in-
finite e spesso ancora inesplorate. Le stesse fibre
ottiche integrate nel capo sensorizzato di We Li-
ght, se opportunamente funzionalizzate, potreb-
bero avere un futuro nel mondo della moda o in
quello dei trasporti (per indumenti di sicurezza per
la segnalazione di personale al lavoro in ambienti
come aeroporti, centri di smistamento, navi, por-
taerei).
“Con We Light – conclude la Prof.ssa Gamberini
- stiamo contribuendo ad aprire una nuova strada
nel settore fashion, tanto rilevante per l’impatto
economico nella nostra Regione, con l’obiettivo di
arricchirlo di soluzioni hi-tech che possono essere
utilizzate sia per rispondere a specifiche esigenze
tecniche, sia per offrire opportunità per fantasiose
soluzioni estetiche, grazie all’integrazione di diver-
se competenze di imprese e centri di ricerca della
Rete Alta Tecnologia della Regione Emilia Roma-
gna”.
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