Page 26 - focusUnimore_marzo2021
P. 26

donna come se fosse un uomo, e facendola così
                scomparire dalla comunicazione.

                   I media stessi contribuiscono in misura consi-
                stente al mantenimento e addirittura al rafforza-
                mento di un immaginario di genere che trasmette
                un modello non più attuale e quindi inadeguato

                della donna. Il linguaggio quotidiano si sente così
                autorizzato a conservare e ad adottare queste
                modalità espressive, contribuendo a depositare
                nella mente di chi è esposto a questo tipo di co-
                municazioni parole e concetti che possono esse-
                re facilmente scambiati come riflessi della realtà.
                Tutto ciò non fa che rinforzare la necessità che il
                ruolo della donna nella società venga pienamen-
                te riconosciuto e testimoniato anche attraverso il

                linguaggio con un uso della lingua più adeguato
                e consapevole. Ma ancora ci sono resistenze. Ed
                è necessario che siano proprio le donne, in pri-
                ma persona, a chiedere di essere chiamate con il
                titolo femminile: la stessa Laura Boldrini dovette
                chiedere di essere chiamata “la” presidente del-
                la Camera, e oggi dobbiamo alla stessa Antonella

                Polimeni il suo essere definita sui giornali “rettri-
                ce” e non “rettore” dell’Università La Sapienza.
                   La comunicazione istituzionale deve rendere
                visibile la donna attraverso il linguaggio: il Codi-

                ce di Stile delle comunicazioni scritte a uso delle
                Pubbliche Amministrazioni, un manuale promos-
                so dal giurista  Sabino Cassese nel 1993, già
                richiedeva “Quando ci si riferisce ad un incarico
                amministrativo, e questo è ricoperto da una don-
                na, volgere al femminile ogni riferimento che la ri-

                guarda e utilizzare (…) la forma femminile dell’in-
                carico ricoperto o della mansione svolta”. La legge
                6/2014 della Regione Emilia-Romagna ha ripetuto
                la raccomandazione. Lo stesso hanno fatto le li-
                nee guida del Miur, e sta ripetendo il Gruppo sul
                Linguaggio di genere della CRUI coordinato dalla
                stessa professoressa Robustelli. È tempo che le
                istituzioni si adeguino….








                                                           26
   21   22   23   24   25   26   27   28   29   30   31