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L’Archivio Storico delle Reggiane (www.archivioreggiane.it/) è uno dei più importanti fondi
                 documentali dell’industria italiana e l’Università di Modena e Reggio Emilia è coinvolta fin dal

                 primo momento nel progetto della sua salvaguardia e valorizzazione.  Il Prof. Luigi Grasselli,
                 del Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria, ne è il rappresentante nel comitato
                 scientifico.
                 Il materiale è costituito da documenti, fotografie, disegni tecnici, oggetti e materiali, che
                 rappresentano un patrimonio straordinario per studi e ricerche sulla memoria industriale del

                 ‘900, non solo per la città di Reggio Emilia ma per il Paese, perché le Reggiane sono state una
                 delle principali realtà industriali nazionali.
                 L’archivio, attualmente collocato presso Istoreco di Reggio Emilia, è consultabile al pubblico e

                 costituisce una fonte preziosa di materiali per progetti di studio e ricerca o tesi di laurea.









                                                             o la serie televisiva 1992 trasmessa su Sky Atlantic,
                                                             che hanno portato in scena rispettivamente la prima
                                                             guerra  mondiale  e Tangentopoli, o l’ultimo  film  su

                                                             Craxi, Hammamet, interpretato da Favino.
                                                                 La capacità dei media di partecipare alla co-
                                                             struzione di una memoria collettiva, e soprattutto di
                                                             un immaginario collettivo, è enorme. Basti pensare

                                                             a quanto il cinema abbia inciso nel far conoscere la
                                                             vita di San Francesco, veicolata da diversi film, a se-
                                                             conda delle generazioni (Rossellini, Cavani, Zeffirelli,
                                                             Cavani, etc.), senza che nessuno abbia realmente let-
                                                             to una sua biografia, come quelle dello Jørgensen, di
                                                             Vauchez, o abbia modellato l’idea di un Gesù biondo,
                                                             alto e affascinante, incastrato nel zeffirelliano volto di

                                                             Robert Powell.
                                                                 La potenza di questo “cinema della memoria” o
                                                             di questa “televisione della memoria” è quindi fuori
                                                             discussione: questi media sono vere e proprie mac-

                                                             chine mitopoietiche. Quando però si combinano i vari
                                                             ingredienti sul tavolo (vuoti di memoria, polarizzazio-
                                                             ne della memoria, riscrittura della memoria naziona-
                                                             le), il risultato può essere esplosivo; la memoria degli
                                                             eventi sganciata dalla conoscenza storica porta ad
                                                             equiparare cose che uguali non sono. In molti film





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