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LINDA HOGAN, Mappa (traduzione di Benedetta Sarti)
[Da Dark. Sweet. New and Selected Poems, Coffee House Press, 2014]
Questo è il mondo senza fine
così vasto e solitario
con montagne
nominate per quegli uomini
che portarono la fame
da altre terre,
e la paura
della fitta, scura foresta di alberi
che si sostenevano a vicenda,
sapendo che Fuoco sognava di inghiottirli
e parlavano una lingua più antica,
e la lingua della nazione dei lupi
era il vento che li avvolgeva.
Anche Ghiaccio non era silenzioso.
Gridava al frantumarsi
nel tornare al calore.
Ma loro lo chiamavano
Ghiaccio, Lupo, Foresta di rami,
come se le parole lo rendessero qualcosa
che potessero tenere tra le mani guantate,
aprire, tracciare una strada
e procedere.
Questa è la mappa del mondo dimenticato.
Questo è il mondo senza fine
dove le foreste sono state strappate dai loro alberi.
Queste sono le linee che Lupo non potè oltrepassare.
Questo è ciò che so dalla scienza:
che al centro di ogni fiocco di neve
dimora un granello di polvere,
che Ghiaccio può avanzare insieme alla terra,
che i lupi vivono nel cerchio
del loro stesso inizio.
Questo è ciò che so dal sangue:
non è la nostra, la prima lingua.
Ci sono nomi che ogni cosa ha per sé,
e sotto di noi l’altro ordine si muove già.
Arde
Sogna
Si desta
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