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Nella figura, le cellule CAR T autologhe anti-GD2 uccidono il glioblastoma in vitro.
Le cellule di glioblastoma (in rosso) sono coltivate con CAR T autologhe anti-GD2
(verdi). Dopo 48 e 72 ore (h) la vitalità del tumore viene calcolata mediante
microscopio a fluorescenza. Le foto (in fluorescenza rossa e verde) mostrano
attività di uccisione per il glioblastoma (scomparsa di cellule rosse, ultima riga)
da parte di cellule CAR T anti-GD2. La popolazione di cellule T GFP (senza CAR)
mostra un’assenza di reattività dei linfociti autologhi (riga intermedia) a dimostra-
zione di come la presenza di un CAR possa attivate la risposta immune contro il
glioblastoma.
e di colpire selettivamente le cellule tumora- cine e cellule contro GBM. Il progetto si realizza
li rilasciando farmaci antitumorali di prima linea pertanto grazie ad una forte interazione tra gruppi
per il GBM. Inoltre, la combinazione di materiali esperti in nanomedicina, fisiologia, neurochirurgia
e cellule antitumorali, quali linfociti, consentirà di e di terapie cellulari in oncologia con una attività
verificare come si possa creare una nuova piatta- in continuità rispetto a progetti finanziati ed a pre-
forma di cura per il GBM grazie ad un maggiore cedenti pubblicazioni. Grazie a NIT sarà pertanto
biodisponibilità delle cellule e, quindi, un migliore possibile testare nuove strategie multi-mo-
targeting anti-GBM. dali per il trattamento del GBM, dando nuove
possibilità di cura per pazienti affetti da un
Il progetto NIT prevede la collaborazione tra
gruppi con esperienza nel disegno, produ- tumore ancora letale.
zione, testing in vitro ed in vivo di nanomedi-
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